Ecco l'estate: l’albicocca
Davvero bella da guardare con il suo colore simile a quello di un bel tramonto, l’albicocca fu portata nel Mediterraneo dagli Arabi nel I secolo d.C. ma è originaria della Cina e dell’Asia Centrale, dove fu coltivata fin dal 3000 a.C.
L’albero dell’albicocca cresce spontaneo anche sull’Himalaya, attorno ai 3000 metri di altezza, per la sua resistenza contro il clima rigido.
All’inizio i Romani la chiamavano armeniacum cioè mela armena, perché da lì arrivava, o praecox, cioè precoce perché maturava prima della pesca e da ciò è derivato il termine greco praikokion.
Il nostro albicocca, come l’abricot francese, l’apricot inglese e lo spagnolo albaricoque derivano dall’arabo al-barquq, che ha dato il nome a una tonalità di arancione chiaro, a metà tra giallo e rosa.
La raccolta del frutto avviene da giugno a settembre e in Italia c’è ne sono diverse varietà, come in Liguria quella di Valleggia, oggi un presidio Slow food.
Una leggenda racconta che in origine l’albicocca era una pianta ornamentale per i suoi fiori bianchi e quando l’Armenia fu invasa i nemici, ordinarono di abbattere tutti gli alberi che non producevano frutti per ottenerne legname, ma sotto l’albicocco, una fanciulla, dopo aver pianto per tutta la notte, al mattino sull’albero vide dei frutti dorati.
In altre leggende è indicata come il frutto proibito assaggiato da Adamo ed Eva al posto della mela, mentre nei trattati medici arabi era usata per curare il mal d’orecchi.
Nella tradizione popolare inglese sognare l’albicocca portava fortuna, mentre per altri simboleggia la timidezza in amore e se la si sogna secca preannuncia perdite e danni.
Oltre al frutto in pasticceria dell’albicocca sono usati anche i semi, chiamati armelline o mandorle amare, come ingrediente in sciroppi, liquori e amaretti.
Il frutto è anche consumato tal quale oppure sciroppato, sotto spirito, come marmellata o confettura per preparare ottime crostate, e persino essiccato e sulle crostate di frutta mista con pesche e banane.
Ed è la marmellata di albicocche a essere utilizzata per farcire la torta Sacher, simbolo della tradizione dolciaria viennese.
In Italia il consumo medio di albicocche si è attestato attorno ai tre chilogrammi, perché, grazie al buon contenuto di proteine, calcio, potassio e vitamine questo frutto ha un apprezzabile valore nutritivo e dietetico.
L'albicocca è indicata per gli stati di nervosismo, insonnia e astenia psicofisica, nelle convalescenze, nell'iperuricemia, persino anche quando è necessario un aumento della riserva alcalina e nel periodo dell'accrescimento.
In cosmesi si utilizza la polpa del frutto per ottenere maschere nutrienti, vellutanti e rinfrescanti per pelli opache e stanche.