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Un pianoforte nella piazza di Pavia

  • Paola Montonati

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Io amo Pavia, a prescindere, può piovere, o fare caldo, o nevicare, io amo Pavia. La amo da sempre, anche prima di conoscerla.

La mia nonna mi raccontava della Pavia del 1945, quando andava a pregare nella chiesa di Santa Rita, ho poi scoperto che era la Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, e di come era bella, mi diceva che in ogni via c’era sempre un cortile, un cancello, che aprendosi avrebbe fatto apparire un giardino, forse non era proprio vero, ma mi piaceva crederci.

Poi la mia mamma che ha studiato a Pavia e la considera la città ideale, non troppo grande, ma con tutto quello che serve.

E così, quando ho finito le superiori, non ho neanche considerato l’eventualità di andare all’Università a Milano, era ovvio per tutti, anche per me, che sarei andata a Pavia. E ci sono stata bene, forse non ne ho visti i difetti, ma ci sono stata bene. L’ho scoperta girando a piedi per le sue vie a volte strette, ho scoperto i piccoli negozi, gli angoli fioriti, i bar economici per gli studenti, il coloratissimo e invitante mercato, le panchine, il lungo Ticino. Oggi ci sono tornata di sabato pomeriggio, senza aver da fare nulla che godermela la mia Pavia.

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E ho visto una cosa che non avevo mai visto: in piazza della Vittoria, la piazza del Broletto o quella detta del mercato coperto, un musicista suonava, ma non il violino o il flauto o la fisarmonica, un maestoso e lucido pianoforte a coda.

Dire che sono rimasta stupita è poco, praticamente affascinata. Suonava musica classica, molto bella, coinvolgente, e la gente si fermava a guardarlo, ad ascoltarlo.

Ho poi scoperto che è “Il pianista fuori posto …perché la musica è la colonna sonora della tua vita.”

A me tanto fuori posto non sembrava, mi sembrava soddisfatto degli ascoltatori occasionali che numerosi si fermavano ad ascoltarlo. Forse per uno che suona musica impegnata è più difficile attirare l’attenzione, coinvolgere l’uditore, ma certamente l’impatto visivo di un luccicante pianoforte a coda in una piazza e l’effetto stupore aiutava.

Ho proprio ragione, Pavia non delude mai.

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