Sempre più vicina la beatificazione di Teresio Olivelli
Finalmente, dopo molti anni di attesa, la congregazione delle cause dei Santi ha approvato il decreto delle virtù eroiche di Teresio Olivelli, l’alpino lomellino “ribelle per amore” morto nei campi di concentramento tedeschi il 17 gennaio di settant’anni fa.
Se i cardinali di Roma confermeranno il decreto, tra pochi mesi Olivelli sarà proclamato Venerabile dalla Chiesa, come primo passo verso la beatificazione.
La notizia è arrivata a Mede, dove la figura del giovane alpino è ancora oggi viva nel ricordo di tutti, tramite il vescovo di Vigevano Maurizio Gervasoni, che sabato pomeriggio ha celebrato una messa speciale nell’ambito delle manifestazioni in ricordo della vita di Olivelli e del suo sacrificio.
E’ da anni che la diocesi di Vigevano mira alla beatificazione di Olivelli, nato nel 1916 a Bellagio, sul Lago di Como, ma cresciuto prima a Zeme Lomellina e poi a Mortara, dove trascorse gran parte della sua adolescenza.
Sabato pomeriggio a Mede si è tenuta una conferenza per ricordare la vita e le opere di Olivelli, cui hanno partecipato don Cesare Silva, parroco di Semiana, Breme, Valle e Sartirana, oltre a essere uno storico della Chiesa, il circolo culturale Olivelli, cui appartengono gran parte degli alpini di Mede e il sindaco Lorenzo Demartini.
Dopo aver commentato il nuovo passaggio della causa di beatificazione, che è seguita in Vaticano da monsignor di Mortara Paolo Rizzi, il vescovo ha celebrato nella chiesa di San Marziano una messa solenne alla presenza di numerose autorità locali, l’Azione Cattolica, gli Scout e l’ordine equestre del Santo Sepolcro.
Nel corso della celebrazione il vescovo ha ricordato gli errori commessi da Olivelli nella sua breve vita, come la sua simpatia per il fascismo, poi riscattati dalla campagna di Russia e dall’entrata nella Resistenza “Ha commesso errori come tutti gli uomini, ma poi è tornato indietro, anche grazie alla chiamata di Gesù Cristo. Negli anni della gioventù aveva seguito i valori del tempo, ma poi ha capito che erano sbagliati tanto da donare la vita in un campo di concentramento tedesco”.
E il punto più alto della vita del giovane alpino fu il suo sacrificio, avvenuto per proteggere in un campo di concentramento un suo amico da un nazista prepotente “Ha esaltato la dignità umana fino all’estremo sacrificio” ha ricordato alla fine monsignor Gervasoni.