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Pavia La cappella dell’Immacolata a San Michele

  • Paola Montonati

cappella san michele 1Venerdì 11 marzo, nella suggestiva atmosfera della Basilica di San Michele a Pavia, Anita Vespasiani e Mario Colella con la storica dell’arte Letizia Lodi della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Milano e della Pinacoteca di Brera hanno presentato il restauro dei dipinti murali del pittore Bernardino Cane nella Cappella dell’Assunta, chiamata anche dell’Incoronata, della Basilica di San Michele Maggiore a Pavia.

Gli affreschi della cappella sono stati dipinti da Bernardino Cane, pittore pavese che lavorò verso la fine del Cinquecento. Da giovane si era trasferito a Roma, imparando lo stile manierista romano che poi avrebbe portato nei suoi lavori a Pavia, con anche influenze da Federico e Taddeo Zuccari.

Cane non è un pittore molto noto, ma a Pavia ci sono molte sue opere, come le riproduzioni di una tela con l’Assunta e i Santi tratta dall’affresco dell’Assunzione della Vergine, che venne dipinto da Taddeo Zuccari nella chiesa di Trinità dei Monti a Roma.

Oggi le copie del dipinto sono conservate a San Michele, al Carmine, con due repliche, e a San Tommaso.

La cappella, collocata a destra dell’entrata principale, prima del restauro era in gravi condizioni di degrado per le infiltrazioni e il dilavamento dell’acqua che entrava dal tetto, che causavano sollevamenti dello strato pittorico.

Gli affreschi si erano scuriti e i colori erano poco visibili, per questo il restauro è stato fondamentale, prima perché la cappella fa parte di San Michele, famosa in Italia ed Europa come una bellissima e antica chiesa romanica e poi finalmente pone l’attenzione non più solo sulla parte medievale, più maggiormente apprezzata, ma anche su quella tardo-cinquecentesca.

La particolarità di questi affreschi è la tecnica di stesura, infatti erano stati realizzati con colori a secco, pigmenti e materiali come lo smaltino, che erano utilizzati nei dipinti su tela e che Bernardino Cane aveva imparato proprio lavorando per i fratelli Zuccari a Roma.

Anche questa scelta, che ha dato più fragilità alle opere, aveva contribuito ad aggravare la loro compromissione nel tempo, prima di questo fondamentale restauro.

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