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Leonardo Da Vinci, ritrovato un capolavoro perduto

  • Paola Montonati

 

leonardo vinci 1Anche Pavia è stata una tappa nella vita del grande Leonardo, che nel 1490 vi si recò per una consulenza sulla costruzione del Duomo e nel 1500 mostrò al pavese Lorenzo Gusnasco, un costruttore di strumenti musicali, un ritratto a carboncino di Isabella D’Este.

Da quello schizzo, il Maestro ne avrebbe tratto un dipinto che oggi torna alla luce dopo cinquecento anni. Questa settimana, in un bunker svizzero chiuso da anni, appartenente a una famiglia italiana che vive tra il Centro Italia e la Svizzera dagli inizi del novecento, è stato ritrovato il ritratto della duchessa di Mantova Isabella D’Este,  fino ad oggi considerato una delle opere perdute di Leonardo Da Vinci.

Come ha assicurato il professor Carlo Pedretti, uno dei massimi studiosi di Leonardo, la tela è senza alcun dubbio originale ed è in ottimo stato di conservazione anche dopo ben 500 anni.

La storia del ritratto, che presenta numerosi lati oscuri tutti da chiarire, è ancora avvolta nel mistero. Di sicuro si sa che, verso la fine del 1499, dopo che Milano venne  conquistata dai francesi, Leonardo dovette fuggire dalla città, che pure era stata la sua patria per così tanto tempo, per cercare  asilo presso i duchi di Mantova, cognati di Ludovico il Moro.

Durante la sua breve permanenza il pittore eseguì due schizzi a carboncino del ritratto della marchesa, di cui uno andò al duca Francesco e ancora oggi è disperso, mentre il secondo, dopo aver viaggiato con Leonardo da Mantova fino alla Francia, si trova oggi presso il Louvre di Parigi.

Dal 1500 fino al 1508,  il pittore con i suoi allievi lavorò a Firenze alla Battaglia di Anghiari, oggi perduto, mentre la marchesa inviò più volte i suoi messaggeri affinché terminasse il ritratto.

leonardo vinci 2Seguì il periodo di Milano francese, dal 1508 al 1513, in cui Leonardo lavorò non solo a studi geologici e ai progetti per la dimora del governatore francese Carlo d’Ambois, ma anche al suo capolavoro La Gioconda, mentre il ritratto della duchessa sembrò essere completamente accantonato. Ma dopo un incontro a Roma nel 1514 con Isabella, Leonardo  iniziò a lavorare sulla versione a colori del ritratto, che probabilmente terminò verso la fine del 1517, dal momento che dopo la sua morte il segretario del Cardinale d’Aragona, Antonio De Beatis, nel suo diario di viaggio descrisse un olio su tela di Leonardo raffigurante “una certa Signura di Lumbardia”.

Nel 1642 il superiore del convento di Fontainebleau, Padre Dan, scrisse nell’inventario dei dipinti della corte francese che uno di loro era il ritratto della moglie di un nobile di nome Francesco a cui Leonardo l’aveva promesso.

Da allora se ne persero le tracce sino agli inizi del secolo scorso, quando il quadro finì nel bunker della famiglia italo – svizzera Turci.

 

 

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