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Da oggi anche al Policlinico di Pavia la valvola che trasforma le maschere da snorkeling in salvavita

  • Paola Montonati

91906327 266200914381457 3577019020907380736 nIn emergenza, si aguzza l'ingegno e nascono sempre nuove ed interessanti soluzioni che poi saranno utili in futuro nei campi più disparati. E' il caso delle maschere da snorkeling, ovvero quelle protezioni che permettono di nuotare in superficie, a pelo dell'acqua o al massimo a poche decine di centimetri utilizzando il boccaglio o aeratore (in inglese: snorkel), con l'unico scopo di osservare il fondale marino. Maschere da snorkeling che in questo momento sono veramente al centro di una forte ricerca ed innovazione, per cercare di salvare le persone colpite da Coronavirus.

Tra i benefici registrati nell’utilizzo di queste maschere da snorkeling trasformate in respiratori c’è l’ottenimento di alti livelli di SpO2 (% di ossigenazione del sangue), la possibilità per il paziente di appoggiare sia schiena che testa al letto o barella in una posizione più comoda mantenendo le orecchie libere così da non percepire il sibilo continuo dato dall’immissione di ossigeno a pressione positiva. Inoltre è possibile limitare fortemente il sopraggiungere di sensazioni di claustrofobia e i conseguenti potenziali attacchi di panico. Inoltre c’è da considerare che la struttura della maschera permette di proteggere sia le vie aeree che gli occhi del personale medico-sanitario dando la possibilità di accedere alle vie aeree del paziente più rapidamente.

L’intuizione è venuta circa un mese fa Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia in provincia di Brescia, uno dei territori più colpiti dal virus. Il lampo di genio arrivò osservando una maschera da snorkeling e notando le sue somiglianze con alcuni strumenti utilizzati in terapia intensiva e subintensiva, come il casco per la respirazione. Il medico si rese subito conto, mentre seguiva gli sviluppi della diffusione coronavirus, che sarebbero bastati pochi interventi per rendere la maschera da immersione funzionale per un altro scopo e ha condiviso con alcune delle principali aziende del settore trovando la loro disponibilità per la loro trasformazione.

La modifica richiede la costruzione di un raccordo, la cosiddetta valvola Charlotte, necessaria a far confluire l’ossigeno nella maschera che è così utilizzabile in circostanze di emergenza, come la pandemia da coronavirus in corso. La trasformazione di questa maschere è opera tutta “Made in Italy”, dall'idea a lavoro finale. Si tratta di adattamenti di produzione di alcuen aziende come la Pariani Srl, di Samarate (Va) operante principalmente nel settore dell’Aerospazio, in collaborazione con Mares di Rapallo, storica azienda per la produzione di attrezzatura per immersioni e la Nuovamacut di Bologna, che produce stampi in 3D. Aziende che hanno messo a disposizione il loro know-how, per produrre i collettori da applicare alle Full Face Mask Sea VU Dry + quello che serve per essere trasformate Il tutto per un’iniziativa a titolo gratuito per rifornire le strutture sanitarie di apparecchiature indispensabili per curare i pazienti Covid.

La Pariani, in particolare, ha messo a disposizione il proprio impianto di manifattura additiva, meglio conosciuta come 3D printing, per produrre i collettori da applicare alle Full Face Mask Sea VU Dry + e che, grazie al grande lavoro di studio e ingegneria di Sergio Angelini, Valerio Palmieri e Michele Sambo ne consentono la trasformazione in strumenti salvavita per terapie sub-intensive. Si tratta di un impianto di stampa 3D come ha spiegato Simone Pariani, general manager dell’azienda samaratese: I nuovi collettori sono realizzati in un tecnopolimero ad alte prestazioni, già ampiamente usato in applicazioni medicali, che lo rendono sicuro grazie alle eccellenti proprietà meccaniche, all’ottima stabilità dimensionale e resistenza agli agenti chimici nonché all’ampia fascia di temperature di utilizzo. La produzione procede a pieno ritmo: un primo lotto di queste maschere modificate è già stato consegnato all’Ospedale di Parma, al Bellaria di Bologna e a Villa Scassi di Genova con staffette e viaggi blindati. Oggi, 1 aprile, anche il Policlinico San Matteo di Pavia, uno degli ospedali in prima linea contro il Coronvirius ha ricevuto queste importanti maschere. Sono state spedite in giornata anche in altre città come Piacenza, Torino, Cuneo, Pinerolo, Caserta, Belluno. La sfida al virus è aperta ma si è arricchita di un'altra arma, per chi ne avesse bisogno: “Gli operatori sanitari e le strutture che necessitano di queste maschere possono mettersi in contatto con Mares all’indirizzo s.angelini@mares.com”.

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