Bascapè: Restaurato l'Organo Prestinari
I visitatori della chiesa di Bascapè restano colpiti dalle tante e belle opere d’arte in essa presenti. All’occhio attento, poi, non sfugge la presenza di angeli inneggianti o musicanti che affollano sia la cappella di sant’Antonio, che il catino del presbiterio. Ciò indica che la musica è una forma d’arte, da sempre molto apprezzata che richiede precisione e virtuosismo in chi la pratica; non ammette rimaneggiamenti e influisce positivamente sullo spirito umano.
Le arti figurative consentono di ammirarle a lungo iniziando da una visione complessiva dell’opera per finire col mirare i particolari minuti; la musica, invece, va colta al volo, suono dopo suono nell’istante in cui si manifestano e solo alla fine ci si può formare nella mente l’insieme di tutta la composizione musicale.
La presenza di tanti angeli musicanti dipinti nella chiesa porta l’osservatore a dedurre che il canto e la musica si prestano ad esprimere non solo i sentimenti umani più profondi che uniscono gli animi; ma anche, senza farne parola, fanno assaporare la piacevolezza del paradiso, simile alla gioia che si prova nell’animo quando si pratica il bene dell’amore agàpico, delizioso come la musica. Chi come me ha provato l’esperienza di lavorare con le mondine nel trapianto del riso, si ricorda dei canti che spesse volte venivano intonati, i quali oltre ad interrompere la monotonia dei gesti ripetitivi, recavano “gocce” di sollievo, di speranza e di armonia in quelle donne curve per ore, con le mani e i piedi a macero fino a metà gamba.
Che nei nostri paesi la musica fosse tenuta in seria considerazione lo testimonia la presenza di organi nelle chiese anche di paesi con pochi abitanti; evidentemente avevano sperimentato che la musica svolgeva un compito terapeutico ben utile in tempi più poveri e miseri dei nostri.
D’altra parte che il canto e la musica avessero per la gente del nostro paese una notevole importanza lo testimonia la presenza in chiesa di uno strumento a canne sonore, già da prima del 1670, come appare da un inventario, conservato in archivio, quando reggeva la parrocchia don Luigi Bascapè.
Esso era posizionato nella cappella che ora è dedicata a san Geronzio.
Nel 1681, don Ippolito Bascapè fece spostare quell’organo nel presbiterio, in alto, dove adesso è dipinta l’effige di Gesù tra i fanciulli, e lì vi restò per altri 147 anni. Fu don Luigi Cerruti che nel 1828, ossia sette anni dopo la morte di Napoleone, che decise di commissionare alla ditta fratelli Prestinari di Magenta, un nuovo organo, il quale venne a costare £ire 4.500. Finirono di pagarlo sette anni dopo. Quell’organo era stato collocato al posto di quello precedente, in Cornu Evangeli, ossia in alto a sinistra, guardando l’altare. All’interno dell’organo vi è una taghetta manoscritta coi nomi: Antonio e Gaetano fratelli Prestinari organari in Magenta fecero il 22 aprile 1828.
Trascorsi 53 anni di onorato servizio liturgico, nel 1881, l’organo fu trasferito dove attualmente lo vediamo, sul portale, per una decisione del parroco don Carlo Storti. Fu costruita la balconata sorretta da travi a sbalzo murate nella controfacciata della chiesa, e l’organo fu racchiuso nella cassa armonica munita di due tiranti in ferro per sostenerla. Lo smontaggio ed il rimontaggio dell’organo fu affidato agli organari Lingiardi di Pavia, i quali scrissero all’interno della cassa armonica, “A memoria dei posteri”, il loro intervento. Nella documentazione dell’archivio parrocchiale, però, ci sono le note spese solo per i nuovi lavori del carpentiere Lobbia di Marudo, ma non si cita il lavoro dei Lingiardi. Ciò induce a pensare che questi ultimi nulla aggiunsero di nuovo a quel che già esisteva dell’organo. Alcuni lustri prima, l’Italia, con i moti risorgimentali, era stata unificata ed il melodramma si era diffuso come i cerchi nell’acqua, influenzando il gusto musicale, tant’è che gli organari adeguarono la sonorità dei registri nei nuovi organi, imitando gli strumenti che nell’orchestra non sono a fiato, come le viole, i violini, i violoncelli, ecc... Tale maniera interessò anche gli strumenti già esistenti e, in concomitanza con i periodici lavori di pulitura e accordatura degli organi, si praticavano adeguamenti variando o sostituendo registri a beneficio di altri.
Fu così che l’organo prese il nome di organo-orchestra in modo da dare al popolo la possibilità di ascoltare l’imitazione di arie musicali celebri non potendo permettersi il lusso di andare a teatro.
Pertanto nel 1910 alla ditta Cavalli di Lodi fu affidato il compito di adeguamento dello strumento al nuovo gusto musicale. Cavalli eliminò alcuni registri come i campanelli, le bombarde, le trombe, ecc... ed introdusse il violone, la viola, i clarini e, forse, anche la dublette; fece modifiche nel comando di raggruppamento di alcuni registri e sostituì la pedaliera a leggìo con una più moderna, anche la tastiera fu sostituita. Il parroco don Angelo Germani pagò in due anni la somma di £ire 800, per quei lavori, lo stesso parroco fece edificare anche il nuovo campanile con le campane che vinsero il premio alla fiera di Milano.
Ventiquattro anni più tardi, don Eugenio Rebaschi, commissionò alla ditta Nicolini di Crema di revisionare l’organo; nel preventivo si parla solo di ordinaria manutenzione che costò 1800 £ire.
Alla fine degli anni cinquanta don Augusto Boldizzoni, su suggerimento dell’organista G.Marozzi, fece aggiungere il motore elettrico per sopperire al lavoro dei tiramantici ed evitare così mancamenti d’aria nel momento di inserimento di tanti registri contemporaneamente.
Nel marzo 1977 feci fare dalla ditta Pedrini di Crema un sopralluogo all’organo ed un preventivo per lavori di conservazione, tuttavia il parroco pro-tempore non mostrò interesse per quell’intervento all’organo e nulla fece, nonostante che avessi trovato un Ente disponibile a sponsorizzare con un notevole sostegno economico le operazioni, a lavori ultimati.
All’inizio del terzo millennio, terminati i vari e impegnativi lavori, don Enrico Rastelli avviò la pratica per il restauro dell’organo. Il sopraggiunto nuovo parroco don Pietro Varasio continuò la procedura ed è riuscito ad ottenere finanziamenti da parte della Fondazione Comunitaria e dalla Conferenza Episcopale Italiana di Euro 20.000 ed Euro 30.000. I parrocchiani di Bascapè con varie iniziative hanno raggranellato Euro 50.000 e ne restano ancora 30.000 per completare il pagamento dell’organaro Alessandro Venchi, il quale ha restaurato tra il 2010 ed il 2014 l’organo di Bascapè riportandolo allo stato originario, così come ha voluto la sovrintendenza. Il lavoro è stato possibile avendo rintracciato in Gornate Olona (VA) un organo Prestinari, gemello del nostro e ultimato nello stesso anno 1828, ma nel mese di luglio.
Quest’anno nel giorno della sagra del paese, il vescovo missionario mons. Guido Zendròn della diocesi brasiliana di Paulo Afonso, dove due suore bascaprine hanno trascorso la loro vita di missione tra i ragazzi abbandonati, essendo qui in visita prima di recarsi al sinodo romano sulla famiglia, benedì lo strumento restaurato.
La sera del 18 ottobre del 2014, il concertista Marco Ruggeri che è docente al conservatorio di Novara, ha tenuto un concerto d’organo mettendo in risalto la diversità fonica dei registri mediante l’esecuzione di opere musicali di autori vicini per epoca e per area culturale a quella dell’organo Prestinari di Bascapè. Ha suonato brani di Mozart, di Scarlatti, Morandi, Petrali, padre Davide da Bergamo, Ponchielli, Mercadante e alla fine, per la felicità dei presenti, ha eseguito brani a sorpresa tra cui La mia Patria di Haydn.
Al termine l’organaro A. Venchi ha ringraziato il parroco e la comunità per la bella e impegnativa iniziativa e ha ringraziato G. C. Rossetti e A. Sommariva per i continuativi aiuti prestati.
I figli dell’ultimo organista hanno sostenuto la prestazione del concertista ed un gruppo di cittadini ha offerto nell’oratorio una grande torta, concludendo così un avvenimento rarissimo per il paese.
Per Natale è in preparazione un libretto nel quale saranno illustrati tutti i lavori effettuati per restaurare l’organo, con documentazione fotografica e spiegazioni tecniche; a ciò seguirà una succinta storia dell’organo con un lemmario per conoscere meglio le parti che lo costituiscono.
L’organo di Bascapè come appare oggi
Esternamente, la cassa armonica misura in altezza m 5,79; in larghezza m 4,73 ed in profondità m 2,15. L’unica appariscente diversità è nel manuale, ha i tasti neri anziché bianchi e bianchi quelli che solitamente sono neri; la pedaliera è ritornata ad essere a leggìo anziché piana. Ma dietro alle canne della mostra di facciata si intravedono le lucide canne delle ance e dei registri ricostruiti. Ci sono i tiranti di vincolo della balconata e imbragatura organo calcolati dall’ing. Claudio Manera.
Sul fondo dello strumento sono posizionate le canne più lunghe e grosse che furono realizzate in legno le quali appartengono al registro Contrabbassi e sono azionate dai pedali. Esse hanno sezione quadrata di circa cm 30 x 30, la più alta misura metri 5,20 ed emette la nota DO da 16 piedi.
Queste canne sono accoppiate con altre canne in legno, dette rinforzi, con suoni più acuti per evitare l’inevitabile ritardo con cui producono il suono, richiedendo molta aria e tempo, prima che l’onda sonora si formi percorrendo tutta la canna.
Nella parte sinistra sono state ricostruite i risuonatori delle ance dette Bombarde da 12 piedi. Anche queste sono in legno ed hanno la forma di piramide rovesciata. Al piede di queste canne vi è una noce metallica con un canaletto sul quale batte una linguetta di ottone, trattenuta da un cuneo di legno, che viene regolata nella sua lunghezza da una gruccia o slitta per ottenere il suono a diapason esatto. Emettono un suono molto potente.
Nella fiancata opposta, in alto sono collocate le canne dei Timpani: sono in legno e per una particolare intonazione ed accordatura emettono un suono basso e rullante.
Le canne di facciata appartengono al registro denominato Principale da 8 piedi, La canna più alta misura metri 2,60 ed è costruita in una lega di stagno, piombo ed antimonio, anch’essa emette un DO, ma è più acuto di quella da 16 piedi. Non tutte le canne della mostra sono sonore per una ragione di estetica visiva.
All’interno di queste tre file di registri vi è il somiere maestro che sorregge la più parte delle canne, appartenenti agli altri registri. Il somiere è un cassonetto rettangolare altro circa 30 cm nel quale viene insufflata l’aria dal motore. Mediante l’inserimento di uno o più registri e la pigiatura di uno o più tasti che aprono le valvole corrispondenti che danno fiato alle canne per il suono.
La forma delle canne è determinante per la tipologia dei suoni. Vi sono canne che da grosse diventano via, via, più piccole verso l’alto; altre che sono più larghe e quindi più corte, altre che sono strette e più alte, altre ancora che hanno una specie di caminetto, oppure sono tappate in alto, o hanno un forellino a metà. Vi sono delle canne cortissime come fischietti che emettono suoni acutissimi chiamati armonici (ripieno).
Le canne hanno una bocca che è un’apertura orizzontale, A livello del labbro inferiore hanno una lamierina (anima) con taglietti, che obbliga il flusso dell’aria a diventare come una lama, la quale lambendo il labbro superiore fa vibrare l’aria della canna, producendo il suono.
N.B: le ance sono canne chiuse e non hanno la bocca orizzontale, ma all’interno hanno una linguetta verticale, sul tipo delle trombette dei bambini.
Il nostro organo ha una sola tastiera del tipo “spezzato” ciò significa che dal DO centrale in giù (bassi) e dalla stessa nota in su (soprani) si possono inserire due registri con sonorità differenti per un eventuale dialogo sonoro. Questo sistema escogitato dagli italiani ha permesso di evitare la costruzione del doppio organo con due tastiere. Il diapason di intonazione del nostro organo è accordato ai 442 (herz) per il fatto che col calare della temperatura (inverno) l’intonazione delle canne scende anche al disotto dei 440 cicli normali. La pressione con cui l’aria è insufflata nelle canne è regolata intorno ai 50 mm di colonna d’acqua.
Nel nostro organo sono presenti i seguenti registri :
“Terzamano” (*) Fagotto bassi Tromba soprani Violoncello da 4 piedi Bassi Corno inglese da 16 piedi soprani Viola bassi Flutta soprani Flauto in ottava Ottavino bassi Ottavino soprani Cornetto I Cornetto II Voce umana Bombarde da 12 Piedi Campanelli |
Principale 16 piedi bassi Principale 16 piedi soprani Principale primo da 8 piedi bassi Principale primo da 8 piedi soprani Principale secondo da 8 piedi (dal DO 2) Ottava bassi Ottava soprani Decimaquinta Decimanona Vigesimaseconda Vigesimasesta Vigesimanona e trigesimaterzaTrigesimasesta e nona Contrabbassi e rinforzi Timpani |
(*) Meccanismo che raddoppia l’armonia
I registri elencati a destra sono quelli fondamentali dell’organo, detti Principali con i relativi armonici indicati dalle numerazioni. Ciò significa che inserendo tutta la fila completa di questi registri si ha il Ripieno. Pertanto pigiando ad esempio il tasto DO, contemporaneamente suoneranno i DO di 4 canne differenti dei registri Principali ed in più altre 4 canne di 2 Do acuti, 2 canne di 1 Sol, 4 canne di 2 FA, 4 canne di 2 Si, e 2 canne di 1 MI , tutti acutissimi, sono le mutazioni o Ripieno.
I registri elencati a sinistra sono detti orchestrali. Il cornetto ha un particolarissimo suono essendo l’amalgama del suono prodotto da 3 o 4 canne con note differenti, che ricordano il cantabile.
Tra i meccanismi vi è quello della cosiddetta combinazione libera chi consente all’organista di inserire a suo piacimento il suono di alcuni registri. Ciò avviene mediante l’aiuto di un collaboratore che inserisce direttamente i registri facendo traslare le relative manette da destra a sinistra, oppure l’organista estrae in parte le manette dei registri, prima d’iniziare a suonare e, poi, mediante la pigiatura di un pedalone li fa entrare in azione.
La balconata è stata pulita dal nostro pittore Filippo che già aveva restaurato anche gli affreschi.
Ci sono molte altre cose da sapere sull’organo, pertanto si rimanda al libretto accennato sopra.
PneumUnda