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Regina Cassolo Bracchi

  • Paola Montonati

mostra-bracchiMEDE –  Nel 1975 Giuseppe Masinari, noto studioso delle tradizioni locali delle Lomellina, riportò nel suo libro “Rob ad Med” il resoconto di una mostra tenutasi nel 1968 dedicata al pittore Luigi Bracchi.

Parlando con lo scultore, Masinari fece la conoscenza di sua moglie, Regina Cassolo, una delle più importanti scultrici del Novecento artistico italiano. Ella era nata a Mede il 21 maggio 1894, primogenita di Angelo e Rosa Poggi, gestori di una macelleria. Dopo la morte del padre del 1911 fu sua madre ad occuparsi sia del lavoro che della casa. Diligente e studiosa, Regina entra nel collegio delle Canossiane di Pavia e, dopo aver completato  gli studi superiori, frequenta l’Accademia di Brera dove  si diploma. Trasferitasi a Torino, la ragazza diventa allieva dello scultore Giovanni Battista Alloati, docente dell’Accademia delle Belle Arti, scultore figurativo con tendenze al Liberty e all’Art Nouveau, particolarmente esperto in ritratti a mezzo busto e soggetti faunistici. Il 13 ottobre 1921 Regina sposa Luigi Bracchi, che diventerà un pittore paesaggista molto apprezzato. Nell’aprile del 1931 allestisce la sua prima personale nella Galleria del Senato a Milano, con sculture in alluminio tra cui La Signora Provinciale, che si ricollegano alla scultura bidimensionale cubista.

Le critiche favorevoli spingono  Luigi “Fillia” Colombo a chiedere a Regina nel 1933 di partecipare alla mostra “Omaggio a Boccioni” della Galleria Pesaro. Cosi facendo Regina entra a far parte del Secondo Futurismo, che caratterizzò tutti gli Anni Trenta e continuava idealmente il Futurismo degli Anni Dieci. Subito dopo nel 1934 partecipa alla XIX Biennale di Venezia e un anno dopo alla II quadriennale di arte contemporanea di Roma. Dopo aver trascorso con il marito un breve periodo a Parigi, Regina riprende i legami con i futuristi fino a quando l’entrata dell’Italia in guerra  non la spinge a ritirarsi. Nel 1951 il Bracchi presenta la sua seconda ed ultima personale. In questo periodo la scultrice  inizia a concentrarsi sulla natura, creando sculture e dipinti dalle perfette forme geometriche. Successivamente si unisce al MAC ( Movimento Arte Concreta) fino al 1958, quando il gruppo si scioglie, e inizia ad usare materiali e tecniche nuove, come la plastica e la fiamma ossidrica. Dal 1963 Regina segue la rivalutazione del futurismo e diventa amica di Carlo Belloli, che ne valorizzava il lavoro. Nel 1969 si reca a Caorle per la mostra “Nuovi materiali, nuove tecniche” dedicata al futurismo e nel 1971 pubblica per le edizioni Scheiwiller il “Linguaggio del Canarino”, monografia dedicata alla sua arte. Continua a partecipare a mostre e nel 1970 è presente alla mostra “Aeropittura futurista” e in seguito espone a Legnano e   a Milano.

Muore nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1974 per le conseguenze di una caduta accidentale nella sua casa di Milano. Molto schiva, Regina non amava mettersi in mostra ed è forse per questo motivo che la critica dopo gli esordi negli anni Trenta non si interessò più di lei fino  alla fine degli anni Cinquanta, quando rivalutando le sue opere in plexiglas e acciaio, ne consentì un giudizio più obiettivo rispetto al passato. In seguito Belloli e Scheiwiller negli anni Settanta approfondirono i suoi legami con i Futuristi  e la produzione giovanile e ciò portò ad una serie di mostre a Modena nel 1979 e poi a Valenza nel 1985, nel 1990 a Mantova e a Sartirana Lomellina nel 1991 che  ne consacrarono la figura. Ma il lascito più grande è il museo “Regina Cassolo”  sito nel Castello di Mede, composto da oltre 500 opere tra disegni e sculture, lasciate al comune dal marito Bracchi dopo la sua morte. Tra le sue opere più famose ricordiamo: La signora provinciale (1931), Sofà (1931–32), L’amante dell’aviatore (1935), Donne abissine (1939).

Paola Montonati

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