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Problemi con le bisce a San Zenone

  • Paola Montonati

san zenone 1Non sono velenose e qui non sono pericolose per l’uomo, ma quando le bisce sono troppe un certo effetto lo fanno.

Per chi ama passeggiare nelle campagne assolate durante i pomeriggi d’estate, non è mai una bella esperienza incontrare il biacco o milò, la tipica biscia delle campagne pavesi e lomelline, anche se il suo morso non è velenoso come quello di altri suoi simili.

Ma a San Zenone da circa una settimana i milò sono diventate decine, fino ad arrivare nel centro del paese.

A dover affrontare questa insolita emergenza c’è il sindaco Eugenio Tartanelli, che è stato appena riconfermato nella sua poltrona dalle elezioni avvenute domenica scorsa.

 “Qui è più difficile la questione” dice “Devo chiedere in Provincia come limitare questa vera e propria invasione”.

Anche se innocui, i milò possono attaccare se provocati o se si trovano in una situazione di pericolo.

“Hanno denti molto aguzzi” racconta il sindaco “e ho sentito racconti degli agricoltori come a volte sia stato necessario tagliare la testa ai serpenti per far loro mollare la presa”

I più preoccupati sono gli abitanti che vivono vicino alla rive del fiume Olona, che hanno visto i milò nei loro cortili.

“Da quello che so” sostiene Tartanelli “nidificano nei buchi dei muri, soprattutto. Qualche anno fa è stato rifatto il muraglione di contenimento sul fiume. I mirò hanno preso possesso dei numerosi buchi che servono per sfogo delle acque”

Dopo la pulizia, di cui sono state recentemente oggetto le sponde del fiume, forse i rettili, non trovando cibo a sufficienza, si sono allontanati dalle loro tane fino ad arrivare in paese.

“Ora io so che sono molto utili come animali” evidenzia il sindaco “Si cibano di topi, tengono lontane anche le vipere. Ma non hanno molti altri predatori sopra loro, uomo escluso. Possono quindi riprodursi senza problemi. Ma qui iniziano ad essere un po’ troppi”.

“Il biacco è una specie piuttosto comune in tutta la pianura, ed è ben noto tanto da possedere un classico nome dialettale diffuso in tutta la Bassa” chiarisce l’etologo Luca Canova “Il fatto che se ne trovino molti non significa che siano aumentati, può voler dire semplicemente che, per qualche motivo, la popolazione locale è stata costretta a muoversi. Il biacco tende a svernare in gruppi anche numerosi e, benché la stagione sia avanzata, è possibile che i ribassi termici degli ultimi mesi abbiano protratto lo svernamento. Di solito, queste improvvise comparse di alcuni esemplari sono legate al fatto che il sito di svernamento è stato disturbato. Succede quando case rurali, cantine, tombe o altre cavità vengono alterate dalle ristrutturazioni”.

 

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