Prezzi fissi per il caffe a Pavia
Da quando ad aprile è stato aperto un bar che propone un caffè a solo 50 centesimi di euro, molte città italiana stanno pensando di adottare questa strategia, anche se in alcune, come Genova, la tazzina costerà sempre un euro e venti.
A Pavia, dopo la polemiche dei commercianti, l’Ascom e Confesercenti hanno deciso di lasciare intatti per sei mesi i loro storici prezzi, rispettivamente un euro e un euro e dieci.
“Io vendo ancora il caffé a novanta centesimi e continuerò a farlo” ha detto Severino Russo del Pancaffé, che si trova vicino al policlinico San Matteo ”È una scelta precisa: qui vengono tanti universitari che già hanno tante spese per libri, affitto e tutto il resto. Io preferisco guadagnare un cliente per tutto l’anno che non dieci centesimi per un caffè”
Infatti per un barista un chilo di caffè costa dai 10 ai 30 euro e per ogni chilo si fanno 130 – 135 caffè, che permettono di coprire i conti necessari al sostenimento del locale, dalle bollette fino alle tasse.
“Aumentare il costo del caffè? Non se ne parla” sostiene Roberto Sozzani che lavora all’Annabella Cafè “Sarebbe scomodo anche con il resto”.
Negli ultimi anni al Demetrio il caffè è arrivato a costare un euro al banco e al tavolo fino al primo pomeriggio, poi al tavolo costa 1,50 euro, mentre in Piazza della Vittoria costa al banco un euro, mentre al tavolo si va dal 1,20 al 1,40 euro.
“Il caffé per noi è aumentato” ha detto Lucio Vigna del Portichetto “l’Iva è aumentata due volte, ma più di un euro per una tazzina di caffé al bar mi sembra esagerato chiedere. Vogliamo andare incontro ai clienti, non abbiamo intenzione di aumentare il prezzo”.
“Abbiamo una marea di spese” si giustifica Francesco Metti del bar Lux “i prezzi aumentano e sarebbe giusto aumentare anche il caffé. Ma spero di riuscire a mantenere il prezzo a un euro, e se gli altri aumentano meglio per me, arriveranno più clienti”.
A causa della crisi spesso gli avventori dei bar pavesi non prendono croissant e cappuccini, ma preferiscono il caffè in tazza servito al banco.
“La gente non rinuncia” dichiara Andrea Casale del Central Park presso la Città Giardino ”ma proprio per questo non mi sembra giusto approfittarne”.
“Dal 2002 al 2011 noi abbiamo tenuto il caffé a 85 centesimi, poi ci siamo adeguati a un euro a causa degli studi di settore. E poi un euro e dieci sarebbe scomodo per dare il resto” dice Davide Beccaria del bar La Perla.
“C’è la crisi” dice Rosaria Balzano del Lexicon situato nel viale Canton Ticino “uno si chiede: per quei dieci centesimi in più, quanti clienti perdo?”.
Giovanni Sacchi del Mal Pagura situato in Strada Nuova sostiene che “In 11 anni il caffé in tazza al banco è più caro di 12 centesimi, intanto sono raddoppiate le bollette, le tasse, gli affitti crescono ogni anno. I colleghi hanno paura di perdere clienti: ma piccoli aumenti, come i 10 centesimi del caffè, inciderebbero poco, è peggio far pagare un euro in più il panino a pranzo. Il mio appello è che si applichino gli aumenti, e poi si scelga di servire un caffé buonissimo, una miscela pregiata: così gli studenti smetterebbero di dire che a Pavia non si può bere un buon caffè”.
“Abbiamo fermato i prezzi per almeno sei mesi perché a gennaio avevamo approvato un aumento, ma la maggior parte dei colleghi hanno lasciato il caffé a un euro” ha spiegato Mauro Lo Guercio, il presidente provinciale del pubblici esercizi della Ascom ”Invariati anche tè, camomilla e cioccolata: con sacrificio cerchiamo andare incontro alla clientela”.
“Non aumenteremo il caffè nemmeno quest’anno” hanno affermato Mariano Iovine e Gianluca Pizzochero della Confesercenti “Veniamo incontro un’altra volta ai nostri clienti, da sei anni che non applichiamo alcun rincaro”.