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Pavia progetta per il Duomo di Milano

  • Paola Montonati

duomo milano 1Il Duomo, simbolo di Milano nel mondo, accessibile godibile da tutti.

Nelle ultime settimane di giugno la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano ha chiesto all’Università di Pavia di lavorare a un progetto con lo scopo di aiutare le persone diversamente abili ad accedere alla cattedrale e al suo museo, oltre che agli anziani o alle mamme munite di passeggino.

Saranno nove studenti del Dipartimento d’ingegneria civile e architettura con la collaborazione di cinque colleghi provenienti dall’Universidad Central de Chile di Santiago in Cile e dalla Thm, Technische Hochschule Mittelhessen University of Applied Sciences di Gießen in Germania, a cercare di trovare una nuova soluzione per rendere migliore la fruibilità del Duomo.

Lo scopo degli studenti delle università di Pavia, Cile e Germania è di migliorare la possibilità di salire in vetta, arrivare fino alle guglie, affrontare il piano inclinato della copertura fino alla Madonnina, cosa che non è cosi facile per tutti.

“Pensiamo alle esigenze degli utenti deboli, ma lo scopo è quello di trovare soluzioni per tutti, bypassando il problema determinato dal sistema di terrazze che caratterizza la copertura” dice il professor Alessandro Greco, docente del Dipartimento d’ingegneria civile e architettura e direttore del workshop internazionale che ha preso il via lunedì 22 giugno presso il collegio Borromeo assieme al rettore don Paolo Pelosi e al preside di ingegneria Carlo Ciaponi.

Infatti è l’almo collegio Borromeo il partner, con la Veneranda fabbrica del Duomo, di I-AM-Duomo – Improving-Accessibility of Milano-Duomo, progetto che durerà fino al 4 luglio, con la presentazione dei progetti elaborati dai cinque gruppi di studenti.

Il lavoro sarà osservato attentamente da tutor dell’Università di Pavia “in modo che vengano sviluppate proposte progettuali complete e coerenti, approfondite fino al dettaglio costruttivo”.

“Il nostro Dipartimento si occupa di accessibilità dal 2006, abbiamo ad esempio lavorato sul Mondino” dice Greco “Perché l’obiettivo è quello di trovare l’equilibrio tra le istanze di accessibilità a un bene storico e la sua valorizzazione:

Inoltre lavorare con colleghi di altre università permette di “far fiorire idee e far apprezzare ai ragazzi i metodi delle altre scuole, in modo da creare sinergie proficue”.

“Pensiamo sia interessante poter osservare da vicino la metodologia utilizzata in altre università” dice Matteo Martini, del quinto anno del corso di laurea e Neira Huric, del quarto anno fa vedere come “sia fondamentale mettersi nei panni di chi vive il mondo da una dimensione diversa”. 

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