Matteo Cavezzali presenta Icarus a Vigevano
Quante vite sono nascoste in una sola?
E’ questa la domanda cui Matteo Cavezzali, giornalista e scrittore romagnolo, cerca di rispondere con il romanzo Icarus, la storia di Raul Gardini, epica, avventurosa, affascinante, tragica, che ha presentato ieri sera nella libreria Le Notti Bianche di Vigevano.
In una sera di fine estate, in un’atmosfera raccolta, quasi sospesa, Cavezzali ha raccontato com’è nato questo romanzo, una lunga e complessa inchiesta su un uomo che, come Icaro, osò forse troppo fino a bruciarsi le ali.
Ma la vita di Gardini, in un racconto tra fiction e storia, si intreccia ovviamente con quella di Serafino Ferruzzi, fondatore dell’omonimo gruppo, morto in un incidente aereo nel 1979, e con altre morti, come quella di Gabriele Cagliari, fino a Tangentopoli e allo scontro con Antonio Di Pietro, che forse che condusse l’imperatore di Ravenna al suicidio nel 1993.
Suicidio mai chiarito, mai certificato o dimostrato, un lampo che davvero attraversò l’Italia di quel momento.
Nel romanzo ci sono anche i sogni di Gardini, le sue vedute avanti nel tempo, la benzina verde, il colosso Enimont, lo sport con l’iconico Moro di Venezia, il Palasport di Ravenna, intitolato al suo avvocato Mauro De Andrè, e la casa di Venezia, Cà Dario, con una storia ricca di fantasmi e decessi sospetti.
La seconda protagonista di Icarus è la città di Ravenna, ultima capitale dell’impero romano che, negli anni Ottanta, diventa di nuovo il centro del mondo, prima di tornare, con l’addio di Raul, forse a essere solo una semplice città di provincia.
Matteo ha scritto un romanzo su una storia da romanzo, una storia così incredibile che forse nessuno avrebbe creduto potesse accedere e che invece è accaduta.
Nell’immaginario collettivo Gardini è rimasto l’uomo del Moro di Venezia, colui che per un certo periodo catalizzò l’interesse delle persone sulla vela, dandone un’immagine quasi di sogno.
Tutta la sua vita è un romanzo, dal trovarsi lì, quando la morte di Serafino Ferruzzi lascia un vuoto che nessuno si sente di colmare, uno scettro e un trono che forse nessuno vuole o che forse vorrebbe ma di cui non si sente all’altezza.
E’ sempre coinvolgente ascoltare la presentazione di un libro dal suo autore.
Dopo tutto è una sua creatura e lo scrittore cerca di trasfondere a chi lo ascolta la stessa curiosità e la stessa passione che lo ha portato a scriverlo.
E così è stato Matteo Cavezzali, che pur essendo un ragazzino all’epoca della scomparsa di Gardini, ne ricorda anche se in aspetti marginali le conseguenze.
C’è un po’anche di Matteo nel libro, e come potrebbe essere altrimenti?