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Madeline Thien a Pavia con Non dite che non abbiamo niente

  • Paola Montonati

delfino cina 2Madeline Thien ha scelto Pavia per presentare in assoluta anteprima per l’Italia il suo romanzo, una storia dove s’intrecciano la propria storia e la Cina. Una Cina chiusa, piena di proibizioni e censure, ripiegata su se stessa, dove anche la musica, incredibile a dirsi, era censurata.

Oggi pomeriggio, presso la libreria Il Delfino, ho avuto il piacere di ascoltare la scrittrice canadese, ma di origini cinesi, parlare e illustrare Non dite che non abbiamo niente, che uscirà il 7 settembre per la casa editrice 66thand2nd.

Una figuretta esile, gentile, sorridente, con una voce sottile che rispondeva alle domande in inglese.

Un’impressione di grande dignità, eleganza, compostezza.

Tra i finalisti alla Man Booker Prize 2016 e vincitore dello Scotlabank Giller Prize 2016, il romanzo racconta, con uno stile semplice e musicale al tempo stesso, tutto ciò che ruota attorno all’undicenne Marie, nata in Cina ma vissuta con la madre in Canada.

Il padre ha lasciato le due donne nel 1989, per poi uccidersi gettandosi dal nono piano di un grattacielo a Hong Kong.

Un anno dopo la tragedia, la lontana Cina torna nella vita di Marie e della madre quando Ai-ming, figlia di un amico del padre, viene a vivere da loro dopo essere fuggita in conseguenza al massacro di piazza Tienanmen.

delfino cina 1Grazie al suo supporto Marie, che ha trovato il Libro dei ricordi, uno strano taccuino rosso, inizia ad approfondire la figura di suo padre, che ha vissuto una vita piena di musica, ma anche del silenzio dovuto alla rivoluzione culturale. In questo momento doloroso della vita in Cina, tre musicisti del Conservatorio di Shanghai, il compositore Passero, la ragazza prodigio del violino Zhuli e il misterioso pianista Kai, lottano per rimanere fedeli l’un l’altro e alla musica cui hanno consacrato la propria vita.

Tutto questa in antitesi a un regime che permetteva di ascoltare e suonare solo diciotto melodie nel grande territorio cinese.

Dalle affollate sale da tè nei primi giorni della Rivoluzione fino alle manifestazioni del 1989 a Pechino, finite nel sangue, sempre seguendo i passaggi del taccuino passato di mano in mano durante gli anni di Mao, la Thien racconta un paese in continua trasformazione, ma anche una riflessione di grande portata sul ruolo della politica e dell’arte nella società, in un mondo dove lottare sembra solo un’illusione, ma ricordare resta l’unica cosa possibile.

Un libro da leggere con calma per addentrarsi in un mondo a noi lontano, per coglierne le sfumature più sottili, oltre che le vicende più conosciute.

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