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Lodi, un viaggio dove tutto è cominciato

  • Paola Montonati

p1180666Era una domenica quasi qualunque, quando qualcuno mi ha scritto “Paola guarda stanno chiudendo due paesi”, “ Chiudere due paesi? Cosa voleva dire? Chiudere da cosa? “

E da lì è cominciata la zona rossa del Lodigiano, che è arrivata a isolare 50.000 persone, sembrava un momento irreale.

Sono passati più di due mesi, tutta l’Italia è stata coinvolta dall’epidemia, ma in particolare la Lombardia.

Ho seguito con apprensione e con grande coinvolgimento la vicenda di Mattia il “forse” paziente 1 a cui ho dedicato anche un breve messaggio e sono stata così felice della sua guarigione.

Oggi ho pensato di andare a dare un’occhiata a questi luoghi non molto lontani da Pavia, e mi sono diretta verso Lodi.

Il pomeriggio era davvero luminoso, un cielo cosi bello da sembrare un quadro 3D, risaie e campi coltivati, i primi segni di un faticoso ritorno alla normalità dopo due mesi in casa, mentre la primavera scoppia dovunque.

Perché dopo Pavia, cominciano gli insediamenti industriali, ma la campagna con i suoi colori ha ancora tanto spazio.

Al contrario delle strade deserte di domenica scorsa, ho incrociato molte auto, biciclette, e coraggiosi “corridori” a piedi.

Il sole caldissimo non li aveva scoraggiati...

Oggi ho riservato la mia attenzione a Lodi, capoluogo di questa provincia salita agli onori della cronaca più di due mesi. 

La delfinerei una cittadina elegante, con tanto verde, vie larghe, un bel parco. E ovviamente un castello.

Potevo mai ignorare il Castello? Si presenta come una costruzione maestosa, edificata nel 1370 da Barnabò Visconti con la sua grande torre medioevale, oggi sede della Questura locale.

Il parco vicino è popolato da bambini che con le biciclettine colorate provano finalmente l’ebbrezza dell’aria di primavera, anche molte persone passeggiano .

In tutto un’aria quasi di festa, credo che nessuno ignori che quello che è successo è ancora fra di noi, ma una giornata così, con tutte le cautele del caso, merita un’uscita.

Arrivando e poi anche sulla strada del ritorno mi rendo conto che i cartelli stradali recitano nomi legati fra di loro, Piacenza, Brescia, Bergamo. Tutto è cominciato qui, è passato su queste strade, lastricate da stabilimenti, laboratori, manifatture.

Un territorio fitto di costruzioni, densamente popolato, laborioso, certo terreno fertile per un virus così subdolo.

Ma l’impressione che ho avuto è stata positiva, non nelle vie, tutti i negozi chiusi, i bar, i tavolini all’aperto vuoti, ma nei volti delle persone, che se pur coperti parzialmente dalle mascherine ispirava fiducia.

Tornerò sicuramente ancora, quando potrò sedermi in piazza a gustare un gelato, a scambiare qualche parola con i residenti, a conoscere meglio questa bella cittadina lombarda.

Buona fortuna Lodi!

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