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Le custodi dell’archivio storico di Pavia

  • Paola Montonati

archivio pavia custodi 1Da sempre, tra manoscritti preziosi e conservazione della memoria, le archiviste dell’Università di Pavia sono le custodi di vite vissute e tesi di grandi studiosi, senza però gli occhialini calati sul naso, con un corredo di mascherine e guanti bianchi per proteggere le mani dalla polvere.

Alessandra Baretta e Maria Piera Milani sono coloro che ogni giorno studiano tomi e registri a mani nude, con lo scopo di preservare il passato sopra ogni cosa.

Tra i corridoi che si affacciano sul cortile di Palazzo San Tommaso si respirano secoli di storia accademica, con registri di protocollo, verbali degli organi collegiali e monocratici, fascicoli degli studenti, esami di profitto e di laurea, registri delle lezioni.

“Abbiamo due chilometri e mezzo lineari di documentazione in queste sale” dice Maria Piera Milani ”L’Archivio è nato nel 2002, ma abbiamo aperto al pubblico soltanto nel 2007. Per recuperare la mole dei documenti, ora consultabili, abbiamo lavorato per quasi dieci anni. Era tutto accatastato nei sottotetti del palazzo centrale dell’Università. E non è ancora finita”.

Nelle vetrine allestite dalle archiviste ci sono nomi illustri come Camillo Golgi, Lazzaro Spallanzani, Vincenzo Monti, Ugo Foscolo, Alessandro Volta, che hanno reso grande l’Università di Pavia nel mondo.

Ma archiviare non significa rendere inaccessibile, infatti ogni giorno Alessandra e Maria Piera ricevono tante richieste di consultazione da ricercatori e studiosi, alla ricerca degli scritti degli anni accademici di pionieri della medicina, e persino di premi Nobel, come Edoardo Porro, Ernesto Teodoro Moneta, premio Nobel per la Pace nel 1907 e persino la tesi conseguita nel 1943 da Gianni Brera.

archivio pavia custodi 2I protagonisti della vita accademica pavese però non furono solo uomini, c’erano anche comuni studentesse desiderose di emancipazione, e personaggi leggendari come Anna Kuliscioff, la sovversiva sovietica che il grande socialista Filippo Turati.

“È stato fatto un lavoro di recupero e conservazione di tutto il duello di carteggi per ammettere la Kuliscioff in ateneo” racconta Maria Piera “Golgi la voleva come studentessa in ospedale, ma la prefettura e il ministero si opponevano. Kuliscioff diventò una delle prime ginecologhe di fama internazionale e dedicò tutta la sua vita alla salute delle donne”.

Nei fogli dell’ateneo pavese c’è il passato di tanti studenti comuni, che spesso hanno avuto illustri legami con casati italiani e stranieri “Ci è arrivata una richiesta dal Principato di Monaco per una tesi da inserire in un contesto espositivo. Hanno chiesto di avere la copia del Diploma di Dottorato del 1584 in ambe le leggi di un membro della famiglia monegasca che ha studiato qui”.

Tutto questo per valorizzare la memoria dell’Università di Pavia e conservarla per le sfide del futuro.

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