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L’università di Pavia sottovalutata?

  • Paola Montonati

universita pavia classifica 1Nella classifica appena stilate da Giuseppe De Nicolao, professore d’ingegneria a Pavia, la storica università è poco sotto a Princeton, ma sopra un paio di posizioni rispetto a Oxford, il tutto grazie al fatto di tener conto “dell’efficienza dell’Università che mette a confronto i risultati con la spesa”.

In questa contro classifica lo scopo è capire come mai il sistema universitario italiano è sottofinanziato rispetto a quello americano, ma c’è anche il bisogno di rispondere alla classifica di Shanghai che vede l’Italia molto più indietro ad atenei più ricchi.

“E’ notorio che le università italiane per quello che ottengono in termini economici operano bene” dice Michele Livan, prorettore alle infrastrutture e alla ricerca e professore ordinario di fisica sperimentale “Anche con meno soldi produciamo. La più grossa comunità del Cern è italiana, ma non perché siamo in tanti. Secondo le performance per euro le università italiane sono eccellenti”.

La controclassifica di De Nicolao è uscita poco tempo la storica classifica Arwu o classifica di Shanghai, dove la prima università italiana, la Sapienza di Roma, si trova dopo il 150mo posto, mentre al primo c’è Harvard, con Stanford e Berklely.

Nella classifica Shanghai vengono usati per la valutazione delle università gli ex studenti vincitori del Nobel, i premi Nobel che hanno parte del corpo insegnante, i ricercatori cha hanno avuto maggiori citazioni scientifiche e tutti gli studi pubblicati nelle riviste specializzate.

“Bisogna anche ricordare che una classifica come quella di Shanghai elenca 500 università su un totale mondiale che viene stimato intorno a 17mila” scrive De Nicolao in un articolo scritto per la rivista online Roars “Quindi, chi si ostinasse a credere in queste classifiche, dovrebbe prendere atto che, dei 66 atenei statali italiani (58 se si escludono gli istituti speciali come Università per stranieri e istituti di alta formazione dottorale), circa uno su tre entra nel top 3% mondiale”.

Nella controclassifica i meriti degli studenti e dei prof sono solo aggiuntivi, tanto che se si dovessero fondare due o tre istituti nuovi i risultati sarebbero migliori.

“Quasi nessuno sa che la spesa pubblica italiana destinata all’università è, in rapporto al Pil, la penultima in Europa e tra le ultime dell’Ocse. Non è facile correggere questa distorsione prospettica, anche perché nessuna delle classifiche internazionali degli atenei introduce delle normalizzazioni per tener conto dei diversi livelli di spesa” dice De Nicolao. 

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