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I risultati della plasmaterapia del Policlinico San Matteo

  • Paola Montonati

plasma curaIl presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, hanno presentato i risultati della sperimentazione "cura del plasma" in una conferenza stampa con numerosi esperti del Policlinico San Matteo di Pavia.

La mortalità dei pazienti curati con il plasma iperimmune è scesa dal 15% al 6%: è questo il risultato della sperimentazione condotta dal Policlinico San Matteo di Pavia con l’Asst di Mantova e presentata oggi dalla Regione Lombardia condotta su 46 pazienti. "Questa mattina ho avuto un colloquio con il ministro Speranza che mi ha confermato che anche il governo ha particolare interesse per proseguire questa iniziativa": ha commentato il Presidente della Lombardia Attilio Fontana, il risultato della sperimentazione della cura con plasma iperimmune condotta dal Policlinico San Matteo di Pavia con l’Asst di Mantova e presentata oggi dalla Regione Lombardia.

"Pavia e Mantova sono stati i primi a iniziare questa sperimentazione e l’hanno portata a compimento e accende una grandissima speranza per la cura di questo virus", ha detto Fontana dicendosi "molto orgoglioso" della ricerca portata avanti dal Professor Baldanti e che  che coinvolge anche gli ospedali di Brescia e di Bergamo.

Dott. Carlo Nicora, direttore generale del Policlinico San Matteo di Pavia: "Raccontiamo questo progetto di studio pilota, iniziato a metà marzo e conclusosi l'8 maggio. Si tratta di plasma di pazienti guariti utilizzato su pazienti Covid critici. Il progetto si muove dai numeri dell'epidemia dei primi di marzo. I ricercatori si concentrano sul plasma dei guariti e sull'infusione nei pazienti malati. La possibilità di avere donatori locali in ogni struttura sanitaria della Lombardia è importante perché il ceppo virale era lo stesso per pazienti e donatori."

Prof. Fausto Baldanti, virologo del Policlinico San Matteo di Pavia: "Lo studio si concentra sugli anticorpi neutralizzanti che isolano la spike, ovvero la via di accesso del virus nelle cellule. Prendendo il siero dei pazienti che hanno superato l'infezione e aggiungendole alle colture del virus abbiamo visto che la distruzione cellulare veniva bloccata. Era la dimostrazione che nel siero dei pazienti c'erano anticorpi neutralizzanti. Dovevamo trovare un'unità di misura, il titolo, ossia quale diluizione di siero era in grado di bloccare il virus. Per immaginare di usare il plasma come cura dovevamo provvedere alla titolazione del siero.Prima di tutto abbiamo cercato di calcolare il potenziale bloccante del siero dei pazienti in via di guarigione."

Dott. Cesare Perotti Direttore del Servizio Immunoematologia e Medicina Trasfusionale del Policlinico San Matteo di Pavia: "Una volta stabilito quale plasma va raccolto, noi ci siamo occupati di raccoglierlo in modo rapido e in sicurezza. Noi possiamo fare questo grazie ai separatori cellulari, macchinari diffusi in Lombardia. Si parte dalla raccolta in sicurezza per il donatore, circa 600 ml raccolti in circa 35 minuti. Per ogni paziente sono necessari circa 350 ml, quindi da ogni duratore si acquisiscono dosi per curare due persone."

Prof. Raffaele Bruno Direttore Reparto Malattie Infettive Policlinico San Matteo di Pavia: "Si tratta di uno studio pilota, si fa quando si deve testare un'idea. Sono stati arruolati pazienti con più di 18 anni con tampone positivo e un distress respiratorio importante, un rx torace che mostrava polmonite. Sono stati arruolati 46 pazienti, l'ultimo l'8 maggio, tra Mantova e Pavia."

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