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Gli avvocati al lavoro per il nuovo ponte sul Ticino

  • Paola Montonati

ponte cesi 1La patata bollente del cantiere del nuovo ponte sul Ticino, fermo dal 10 luglio, dopo il fallimento della Cesi di Imola, passa adesso nelle mani di un pool di esperti legali che sono stati contattati dalla Provincia di Pavia e dalla Polese spa allo scopo di verificare se effettivamente ci sono tutti i diritti legali per permettere che il cantiere possa passare in mano ad un’altra azienda, con lo scopo di terminare i lavori per Expo 2015.

Obiettivo che la stessa amministrazione provinciale, in una riunione che si è tenuta martedì mattina presso piazza Italia, ha ribadito essere quello principale, anche per evitare che altre opere in prosecuzione nel cantiere non vengano danneggiate dal passar del tempo.

Per adesso, secondo i tecnici che hanno lavorato fino al 10 luglio nel cantiere di Vigevano, non ci dovrebbero essere problemi, tranne che per alcune armature posizionate negli ultimi mesi.

Ma, se la ferma dei lavori dovesse proseguire fino all’inverno, le temperature rigide potrebbero dare qualche problema ad altre strutture, e in ogni caso si renderebbe necessaria una verifica complessiva del lavoro, che al momento è al 25 per cento.

“L’indicazione politica che abbiamo fornito ai tecnici e ai nostri legali” dice il presidente della Provincia di Pavia Daniele Bosone “è quella di arrivare ai più presto alla ripresa del cantiere”.

Al momento ci sono due opzioni possibili, la prima è di affidare il lavoro alla Polese spa, che stava collaborando con la Cesi al lavoro sul ponte, e la seconda è di offrire il contratto alla seconda classificata, nel caso la Polese dovesse rifiutare.

Nel frattempo giovedì scorso è stato firmato un documento, alla presenza della Cesi e del presidente Bosone, che dovrebbe garantire l’uscita in sicurezza dell’azienda dal contratto e l’affidamento dell’opera a un nuovo soggetto. 

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