Drammatica situazione della Certosa di Pavia
La Certosa di Pavia, un gioiello artistico, un tempio, un pezzo della storia della provincia di Pavia e di tutta la Lombardia è gravemente malata.
Dai cedimenti della struttura dovuti ai doppi strati di tegole che si sono accumulanti nel corso dei secoli, alle molte fessurazioni dall’aspetto allarmante, fino ad arrivare ad una crepa che dalla cupola dell’abside della chiesa scende fino al pavimento, le ultime perizie sullo stato della Certosa di Pavia hanno fatto notare che la situazione dell’edificio è molto più preoccupante di quanto sembrasse all’inizio del 2014.
Ieri mattina l’avvocato Franco Maurici ha depositato presso la procura di Pavia il lavoro di sei tecnici, che per due mesi hanno analizzato la Certosa in ogni dettaglio “Vanno accertate le reali condizioni della Certosa” ha detto l’avvocato, che secondo i professionisti sono “fortemente compromesse”
Bisogno quindi “intervenire il prima possibile con restauri mirati al risanamento” come è scritto del documento firmato dagli architetti Guido Levi ed Elisa Tansini con l’ingegnere Carlo Bottigelli per la parte civile, mentre per le strutture e gli impianti hanno collaborato Giovanni Bonini, Paolo Rossanigo e Luigi Zinco, che hanno verificato il danneggiamento delle murature delle cappelle che si trovano presso il lato sud della Certosa.
“Le infiltrazioni provenienti dalle coperture” racconta Levi “hanno conseguenze sulle decorazioni interne e sugli affreschi di cappelle e volte delle navate. Si vedono crepe nella pavimentazione della chiesa e della sacrestia”
Da quando si è insinuata nella volta della sacrestia, l’acqua ha duramente intaccato non solo l’abside, ma anche i chiostri e il refettorio, oltre a causare danni al corridoio di collegamento e lo sfaldamento di alcune delle colonne interne della chiesa.
“Probabilmente a causa dell’innalzamento della falda freatica oppure dall’allagamento delle zone agricole, coltivate a riso” dice Bonini “È necessario intervenire il prima possibile”
Per il problema legato all’umidità “si potrebbe limitare anche con una ventilazione costante” spiega Bottigelli, ma il vero rischio è quello di provocare patologie molto più gravi.
“Questa è solo una prima analisi che dovrebbe costituire la premessa di indagini più approfondite” dice Levi, che ha precisato l’urgenza di rimettere a posti i serramenti, oltre al pavimento in cotto del chiostro che ha dei “vistosi rigonfiamenti” come ha raccontato Bonini.
Mentre i vari intonaci distaccati sono “il primo segnale che è in atto un processo di deterioramento” che potrebbe portare a “danni anche per le strutture portanti esterne” e quindi si deve intervenire al più presto “per interrompere le azioni di degrado fisico degli elementi in cotto e chimico-fisico delle malte di legatura delle murature”
“Vanno indagate le condizioni strutturali delle colonnine” conclude Bonini che ha evidenziato come in molti punti manchino le gronde e le scossaline.