Mede ricorda l’Istria
In questo mattino di febbraio, per celebrare il Giorno dei Ricordo e la tragedia delle foibe, il Comune di Mede con l'Associazione Tradizione e Territorio della Provincia di Pavia ha scoperto un cippo, donato dall’associazione, presso il Parco Martiri delle Foibe.
Alla cerimonia erano presenti il Sindaco di Mede Giorgio Guardamagna, diversi Sindaci della zona, il Presidente del Consiglio comunale, la Giunta di Mede, il Comandante Compagnia Carabinieri, la Polizia Locale, padre Cristian Baini, la Banda Città di Mede e una rappresentanza degli Alpini medesi, oltre a numerosi cittadini.
Un’iniziativa importante per ricordare una pagina di storia che per molti anni è stata dimenticata.
La storia dell’esilio istriano cominciò il 9 giugno 1945, quando fu stipulato a Belgrado un accordo tra Tito e il generale Morgan per la definizione dei confini tra la Jugoslavia e l’Italia.
Trieste e la costa occidentale dell’Istria, con le vie di comunicazione con l’Austria, passarono sotto l’occupazione anglo-americana, gli altri territori rimasero alla Jugoslavia, senza pregiudicare le future decisioni della conferenza di pace.
Fu cosi che, il 20 giugno 1945, entrò in vigore l’accordo tra Tito e il generale Morgan per la definizione dei confini che delimitavano i territori occupati dalla Jugoslavia e quelli controllati dagli anglo-americani, con la cosiddetta Linea Morgan.
Nel frattempo, però, sempre alla ricerca di una soluzione alternativa, l’Italia propose come linea di confine tra i due stati la Linea Wilson, stabilita nel 1919, o quella del Monte Maggiore, che avrebbe significato la divisione dell’Istria in due parti, mentre la Jugoslavia esigeva la Linea dell’Isonzo.
Dopo lunghe trattative, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e Unione Sovietica il 3 luglio 1946 decisero che i territori compresi tra San Giovanni di Duino fino alla linea del fiume Quieto, presso Cittanova, sulla costa dell’Istria, erano parte del Territorio Libero di Trieste, con un consiglio di sicurezza e un governatore nominato con il consulto tra l’Italia e la Jugoslavia, mentre i territori posti a oriente della linea di demarcazione, oltre Cittanova d’Istria, erano della Jugoslavia.
Il giorno dopo questa decisione, il 4 luglio 1946, nacque il Territorio Libero di Trieste, dove la città e la zona limitrofa furono internazionalizzate in una zona i cui confini andavano da Duino a Cittanova d’Istria.
L’integrità e l’indipendenza del Territorio vennero assicurati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre le proposte per il Governo provvisorio e lo Statuto permanente furono avanzate dalla Conferenza della Pace.
Vennero rispettati i diritti dei cittadini per la religione, la lingua, la stampa, le scuole e l’accesso ai pubblici servizi, ma la maggior parte delle norme contenute nello Statuto non furono mai applicate.
Con il Trattato di pace del 10 febbraio 1947 il Territorio Libero di Trieste fu diviso in due parti.
La Zona A, con la costa adriatica compresa tra Duino, fino al carsico Monte Goli proseguendo per San Dorligo della Valle, e Punta Grossa, dopo Muggia, rimase sotto l’amministrazione del Governo Militare Alleato, mentre la Zona B, che partiva dalla linea di demarcazione della Zona A fino al fiume Quieto vicino Cittanova d’Istria, restò sotto la Jugoslavia.
Con l’entrata in vigore del Trattato di pace, il 15 settembre 1947 ebbe inizio il grande esodo delle popolazioni istriane, le cui città erano state annesse alla Jugoslavia.
Il dramma più grande lo vissero gli abitanti della grande e italiana città di Pola, con piroscafi, autocarri, auto e vecchi carretti che trasportarono migliaia d’istriani con i loro oggetti di uso quotidiano.
Gran parte dei profughi trovarono un rifugio nei campi allestiti a Trieste, mentre altri scelsero di emigrare in Australia o in Canada.
Fu molto più drammatico, invece, il destino degli italiani che decisero di rimanere in Istria, sentendosi legati a doppio filo a quella terra tormentata.
Già negli ultimi anni della seconda guerra mondiale erano iniziate le prime epurazioni, ma fu solo nel 1948 che la situazione esplose in tutta la sua violenza.
Intere famiglie venivano prelevate nel cuore della notte, per poi essere uccise e sepolte nei grandi pozzi carsici delle montagne dell’Istria, detti foibe.
Chi invece sopravviveva era condotto nell’Isola Calva, un vero e proprio gulag dove erano utilizzati mezzi disumani per convincere gli italiani a giurare fedeltà a Tito e al partito comunista jugoslavo.
Con una risoluzione tra Stati Uniti, Inghilterra e Francia, senza l’adesione dell’Unione Sovietica, avvenuta il 20 marzo 1948, vennero rimessi in discussione i confini stabiliti dal Trattato di Pace.
Fu proposto di assegnare tutto il Territorio Libero di Trieste all’Italia, ma il peggioramento dei rapporti tra Italia e Jugoslavia provocò l’accantonamento delle proposte.
L’8 ottobre 1953 gli anglo-americani suggerirono di ritirare le truppe dal Territorio, per passare l’amministrazione alle autorità italiane, nonostante l’ostilità della Jugoslavia.
A Londra, il 5 ottobre 1954, venne firmato il Memorandum d’Intesa, in cui fu stabilito di affidare l’amministrazione della Zona A del Territorio Libero di Trieste all’Italia e quella della Zona B alla Jugoslavia, oltre a una serie di accordi per i traffici di frontiera e la protezione delle minoranze rimaste nei territori contesi.
Dopo nove anni, alle 10 del 26 ottobre 1954 il Governo Militare Alleato se ne andò da Trieste e tutti i poteri militari e civili furono temporaneamente assunti dal generale De Renzi.
Anni dopo, nel 1975, il trattato di Osimo avrebbe definitivamente posto fine alla precaria situazione di Trieste e della Zona A, mentre il destino della Zona B, oggi, è quello di essere una regione della Slovenia, il nuovo stato nato dopo la guerra jugoslava degli anni Novanta.