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Il Bosco delle sorti di Trino vercellese su Rai3

  • Paola Montonati

8302618masterQuesto pomeriggio su Rai3, nel corso del programma Geo, rubrica quotidiana dedicata alla natura, all'ambiente, agli animali e alla scienza condotta da Sveva Sagramola ed Emanuele Biggi, è andato in onda un documentario sul parco naturale del "Bosco delle Sorti della Partecipanza" di Trino un'area naturale protetta piemontese, istituita nel 1991 che occupa una superficie di 584,58 ettari nella provincia di Vercelli. La tutela del parco si estende ai complessi architettonici dell'Abbazia di Lucedio, di Montarolo e di Madonna delle Vigne, facenti parti di quelle comunità agricole monastiche denominate grange.

E' stato uno sguardo al passato per rilevare più che mai l'importanza della natura, della sua salvaguardia e dei suoi cicli anche ai giorni nostri.

Un patrimonio ambientale preziosissimo, praticamente dietro casa, da conservare e da valorizzare, dalle radici millenarie, che ha legato l'uomo, la natura e sentenze giuridiche ma anche culto.

Il bosco delle sorti, è una vera o propria oasi verde nel cuore della zona destinata a risaia, è ciò che rimane di quella grande foresta estesa da Crescentino a Costanzana.

Un'area sottoposta a vincolo, che rappresenta un piccolo residuo, quasi unico, di foresta planiziale, estesa da Crescentino a Costanzana.

Ovvero una delle grandi foreste che ricoprivano un tempo la pianura padana e che furono quasi totalmente abbattute nel Medioevo nell'ambito di grandi opere di bonifica agraria. La fitta selva millenaria che anticamente occupava questo territorio fu ridotta dall'opera di risanamento e venendo limitata al rilievo di Montarolo. La Partecipanza è il nome di una associazione di famiglie alla quale Bonifacio I, marchese del Monferrato, nel 1202 diede in concessione l'uso dell'area boschiva. Fissando rigide regole di gestione dei tagli, a cui dovevano sottasare i "partecipanti" cioè le famiglie che partecipavano alla gestione e al reddito del bosco.

Il Bosco delle sorti ha potuto arrivare fino ai giorni nostri, proprio grazie a queste rigide regole e della gestione dei tagli, che sono in vigore ancora oggi a distanza di oltre 800 anni. E nel servizio di Geo, è stato mostrato come ancora oggi il bosco sia regolato secondo questa usanza, a cui partecipano gli abitanti della zona, che gestiscono un appezzamento a loro assegnato, per fare esclusivamente legna da ardere e non da vendere, dando così una mano, alla pulizia del bosco stesso e al suo rinnovamento.

Ogni anno una zona a rotazione del bosco viene messa al taglio, quindi suddivisa in un determinato numero di aree minori dette "sorti" o "punti". Ciascun "punto" è quindi a sua volta diviso in quattro parti, da qui il nome di "quartaroli". A ogni punto è assegnato un numero e i Partecipanti sono chiamati annualmente, nel mese di novembre, a estrarre a sorte uno dei "punti". La sorte deciderà in quale zona ciascun socio avrà diritto di abbattere uno o due "quartaroli" di ceduo. Per questo il Bosco è detto "delle Sorti". Il lavoro nel Bosco era, un tempo, cadenzato da un ritmo stagionale che da gennaio a dicembre (agosto escluso) impegnava molti Partecipanti in svariate attività e per molti secoli è stato l'unica fonte di sostentamento di tante famiglie.

Un altro punto a favore della salvaguardia di questa zona, consiste nel fatto che la Selva era parte del "Lucus Dei" cioè del bosco sacro alla divinità dei Celti, e di tutte le popolazioni pre-romane, e come tale era protetta a fine di culto. E durante il servizio di Geo, è stato mostrato un matrimonio di rito celtico, proprio nel cuore del bosco.

Il bosco attualmente è costituito prevalentemente da querce, pioppi e tigli, convivono però altre specie estremamente varie, tanto che all'inizio del '900 si contavano 428 differenti specie. Da rilevare come la robinia, pianta tipica della nostra zona, non sia riuscita a prendere il sopravvento come infestante.

Al suo interno oltre ad una flora millenaria si trovano sorgenti naturali, animali tipici del territorio, come le rane, raganelle, l’airone cenerino, la sgarza ciuffetto, l’airone guardabuoi... Il parco è rilevante importanza per la conservazione degli animali, perché rappresenta una sorta d’isola dove varie specie animali, che non riescono a sopravvivere nell'ambiente circostante pesantemente influenzato dalla monocoltura delle risaie, possono trovare rifugio. Al punto che un volatile particolare negli ultimi anni ha colonizzato il territorio del Bosco delle sorti, l'Ibis,  uccello sacro per gli antichi Egizi, praticamente scomparso dalle sponde nel Nilo, e che ha ritrovato qua il suo habitat, mettendo però a rischio diverse specie autoctone.

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