Una leggenda pavese: la ballata del fantasma
Verso la fine dell’Ottocento morì a Pavia, Silvio Cappella, uno dei patrioti pavesi tra i più attivi durante il Risorgimento, e che poi, dopo l’Unità d’Italia, divenne senatore repubblicano dalle opinioni anticlericali, ma dalla grande bontà d’animo.
All’apertura del suo testamento la famiglia apprese che il funerale si sarebbe dovuto svolgere seguendo le sue idee politiche, cioè senza autorità religiose e con la banda ad aprire il corteo che avrebbe condotto la salma fino al cimitero di Pavia.
Malgrado le numerose proteste da parte dei cattolici pavesi, il funerale si tenne nel giorno che Cappella aveva stabilito e con la banda “Ticinese” ad aprire il corteo da via Mazzini fino al cimitero, al suono dell’Inno di Garibaldi e della Marsigliese.
Per aggiungere il danno alla beffa, durante il passaggio del feretro davanti alle chiese di San Francesco, San Luca, San Michele e San Primo la banda suonò una marcetta che diceva “La sèrva la mangià i triful…” accompagnata da un coro alquanto stonato, suscitando la rabbia dei parroci, come pure dell’opinione pubblica locale, che non aveva perdonato la decisione di Cappella.
Dopo la tumulazione della salma sembrava che tutto fosse finito, ma quello che avvenne dopo avrebbe dato alla vicenda un alone di leggenda locale.
Infatti i terrorizzati cittadini pavesi che vivevano presso il cimitero si recarono presso la polizia per avvertire che, tutte le notti, si vedeva la sagoma di un uomo, avvolto in un mantello rosso fuoco, che suonava con una tromba una canzone all’epoca molto diffusa nell’ambito della malavita locale.
La polizia indagò a lungo per scoprire chi fosse lo sconosciuto, ma tutto si rivelò inutile, mentre nel frattempo anche le donne della contrada dissero di aver visto lo spettro, tanto che raccontandolo si facevano più volte il segno della croce. Poco tempo dopo il vescovo di Pavia, che sospettava che il fantasma fosse quello di Cappella, fece celebrare una messa di riparazione per rimediare all’offesa subita.
Da allora lo spettro scomparve e non fu mai più visto da nessuno, mentre nelle contrade pavesi si diffondevano le note di una canzone composta partendo dal motivo che aveva tanto spaventato i cittadini, un motivo che è arrivato fino ai nostri giorni come “la ballata del fantasma” .