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Cronache di un secolo passato una sbornia a Pavia e un vigile coraggioso.

  • Paola Montonati

 

pavia 1913 1Nella Pavia di inizio Novecento anche un innocente sbornia tra amici all’osteria poteva avere delle gravi conseguenze, come racconta questo articolo di “Il Ticino” risalente al 10 dicembre 1913, quasi un secolo fa….

Sbornia che svanisce alla frescura della cella.

10 dicembre 1913 - Stanotte, avvisati da alcuni passanti, due militi della Benemerita, erano accorsi a risollevare da terra e accompagnare a casa un individuo, che se ne stava sdraiato alla luce delle stelle, assopito in un sonno profondo procuratogli dalla sbornia di cui era preso.

L’atto premuroso dei militi venne preso come seccatura noiosa dall’ubriaco, che prese ad insolentire i militi e inveire contro di loro.

Davanti a tali prepotenze, anziché essere accompagnato a casa, venne tradotto in caserma, ove gli furono richieste le generalità.

Ma vi si rifiutò energicamente, per cui, dopo la perquisizione fattagli, nella quale venne trovato in possesso di un coltello a serramanico di genere proibito, venne chiuso in cella.

Stamani soltanto, la notte gli fu madre di consigli, si decise di declinare le generalità: disse chiamarsi Enrico Viscardi, di anni 57, abitante ai Cantieri Spada, sorvegliante ferroviario.

Venne deferito all’Autorità per oltraggio e porto di coltello.

Ma non mancavano gli inaspettati gesti di eroismo, come dimostra questo articolo del 12 dicembre di quello stesso anno, sulla storia straordinaria di un comune vigile pavese….

pavia 1913 2Il coraggio di un vigile

12 dicembre 1913 - Stamani alle 8 pel viale Nizza correva pazzamente, forse spaventatosi per il sopraggiungere del tram elettrico, e dirigendosi verso il piazzale della stazione centrale un cavallo attaccato ad un carro.

Dato il momento degli arrivi dei treni, il piazzale era popolato, e il pericolo si presentava serio.

Il vigile Francesco Inzaghi, che vi si trovava di servizio per controllo del tram, senza perdere la sua presenza di spirito, si avventò alla testa del cavallo, l’afferrò per la briglia e con forti strappi tentò di trattenerlo.

Nonostante venisse per un buon tratto trascinato nella fuga dell’animale, minacciando di essere travolto sotto le ruote del carro se per fatalità gli fossero rallentato le mani, tenne fermo; finché l’animale fu ammansito.

Quanti furono testimoni dell’atto coraggioso ebbero parole di encomio per il vigile.

A lui i nostri rallegramenti.

 

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