Gli agnolotti hanno la coda?
Una storia di Natale, quasi una leggenda lomellina, dal sapore antico e piena di tenerezza.
L’era al di ad Nadal ad tanc an fa. Al fava frad. I vedar jeran bela slà e i fio jandavan in sim di russ a fa la schiarola e a fa i curs con la barcatta.
Finna cui dla piva gla favan pu a sunà. Al fia s’aslava denta.
In tna ca a Gui javan mis in tla pugnata janlot a cos. Si temp la, janlot as favan hamma a Nadal qunad as pudiva.
“Fa al brav che a Nadal al Bambin at porta Janlot” gava dii per vot mes a un fiulin so madar, e as fiulin ad tri an, clava mai vust janlot, a – ja spitava.
Ogni tant l’andava avsin al fugliè e – l guardava in tla pugnata. L’ha vust di pilin ni fora.
“Mama, anlot an pe?” “Sik – at – disi” ga rispost so madar intant cla praparava al taul.
“Mama, anlot an mus?” ga ciamà jncura as fio cla vust di muslin ni dadva dal brod. “Mama, anlot an cua?” ga ciamà un’altra volta.
“De, at vo piam ingir? Tna fon na batuda incasi slé Nadal” ga rispost so madar.
Quand l’è andai con la casulerà per tirà su janlot la vust che al ghera debon i pe e i mus e di cudon long. Jeran cui di rat ca jeran drucà dal camin in tla pugnata.
Dal Nadal da c-l’ an là cui Gui a-i-a ciaman “I Rat”, I Rat ad Gui. E quand as fan janlot sensa stufa as disa “Custi jen anlot an cua”
Era il giorno di Natale di tanti anni fa. Faceva freddo. I vetri delle finestre erano gelati e i ragazzi andavano sulle rogge ghiacciate a far scivolare e a correre con lo slittino.
Persino gli zampognari non riuscivano più a suonare. Il fiato si gelava dentro.
In una casa a Goido avevano messo nella pentola gli agnolotti a cuocere. A quei tempi, gli agnolotti si preparavano solo a Natale quando si poteva.
“Fa il bravo che a Natale Gesù ti porta gli agnolotti” andava ripetendo da otto mesi a un bambino sua madre, e il bambino di tre anni che non aveva mai visto in vita sua gli agnolotti li aspettava.
Ogni tanto andava vicino al focolare e guardava nella pentola. Vide dei piedini galleggiare.
“Mamma, gli agnolotti hanno i piedi” “Cosa dici” rispose la madre che stava preparando la tavola.
“Mamma, gli agnolotti hanno il muso” chiese ancora il bambino che aveva visto dei musetti galleggiare sul brodo. “Mamma, gli agnolotti hanno la coda?” chiese per la terza volta il bambino.
“Di, vuoi prendermi in giro? Te le suono anche se è Natale!” rispose la madre.
Quando andò con la schiumarola per togliere gli agnolotti dal brodo vide che vi erano veramente piedi, musi e dei codoni lunghi. Erano quelli dei topi che erano caduti dal camino nella pentola.
Dal Natale di quell’anno gli abitanti di Goido vengono detti “I Rat”, I Topi di Goido. E quando si fanno gli agnolotti senza stufato si dice “Questi sono gli agnolotti con la coda”.