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Un gioiello scomparso villa Necchi di Pavia

  • Paola Montonati

 

Per i pavesi degli anni Venti, villa Necchi, che si trovava in Viale Matteotti, a pochi passi dalla chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro, era un luogo magico e misterioso, dove viveva Vittorio Necchi, il fondatore dell’omonima azienda e una delle personalità più stimate di Pavia.

Allora la Necchi dava lavoro a ben 1200 operai, che con il loro stipendio mantenevano dignitosamente le famiglie e ogni assunzione era festeggiata nelle osterie  pavesi con una serie di grandi bevute, che spesso duravano fino a tarda notte.

villa necchi pavia 1Ideata dall’architetto pavese Carlo Morandotti nel 1922, la villa venne completata solo due anni dopo, verso la fine del 1924.

Ma la famiglia Necchi visse nella villa solo per una ventina di anni, per poi nel dopoguerra trasferirsi nella tenuta Portalupa di Gambolò, in cui Vittorio Necchi si poteva dedicare ai suoi hobby, come la caccia e l’allevamento dei fagiani, mentre la moglie nella serra coltivava con amore centinaia di orchidee.

Suddivisa in tre piani, villa Necchi al pian terreno presentava un porticato con tre archi in stile rinascimentale, mentre al primo piano vi erano cinque finestre chiuse da una serie di frontoni di chiara impronta toscana.

All’ultimo piano, oltre a uno stupendo belvedere in stile barocco, si poteva ammirare  una balconata su tre grandi finestre, poggiata su di una modanatura centrale con  decorazione a ghirlande e adornata da due statue a figura semisdraiata, mentre  sui lati estremi  erano  presenti obelischi in stile egizio.

Purtroppo, a causa del carattere mite e riservato di Vittorio Necchi, non ci sono pervenute le fotografie degli interni della villa, tanto che l’unica documentazione a questo proposito è il servizio che comparve nel 1933 sulla rivista pavese “Ticinum”.

La villa era stata arredata seguendo il modello dell’Art Nouveau, nata dopo la prima guerra mondiale, armonizzato con un gusto tipicamente Liberty, che si poteva intravedere nei motivi decorati in stile floreale e vegetale.

villa necchi pavia 2Numerosi erano gli intarsi in metallo e legno, con una serie di pannelli dalla particolare impiallacciatura a “marquierie” e i pavimenti dai legni esotici, mentre sui muri  erano di particolare bellezza, incisioni di stile barocco, con reminiscenze moresche ed orientali.

L’atrio offriva  motivi decorativi, dipinti a stucco, sul soffitto e sulle pareti, mentre tra le decorazioni vi erano  vetrate legate a piombo e un divano curvo in stile barocco, oltre a un autoritratto della signora Necchi, risalente agli inizi degli anni 20.

Tra gli altri ambienti della villa sono da ricordare la scala in marmo chiaro che conduceva ai piani superiori, il salone da ballo con le grandi vetrate in stile francese e i tappeti orientali, l’elegante sala della musica, la solenne sala da pranzo e la zona conversazione, in cui, secondo la leggenda, una sera venne a conversare con i Necchi un giovanissimo Gianni Agnelli con la moglie, prima di recarsi a Milano per una serata al locale “Rivista”.

Nel 1957 la moglie di Vittorio Necchi, malgrado l’opposizione del marito, vendette la villa alla famiglia Casati, che la fece abbattere, per poi rivendere il terreno a un prezzo stracciato.

Oggi, dove sorgeva villa Necchi, si trova un condominio, dove è ancora  possibile vedere sui lati le tracce della cinta di confine che delimitava la proprietà di allora.   

 

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