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I Necchi, un pezzo della storia di Pavia

  • Paola Montonati

 

necchi 1Le prime notizie storiche che riguardano la famiglia Necchi risalgono al 1835, quando un‘azienda artigiana di ferramenta, con 150 operai e una fonderia di ghisa comune, si insediò in uno stabilimento nell’attuale corso Cairoli.

Col passar degli anni l’azienda venne ampliata da Giuseppe Necchi e dal figlio Ambrogio, tanto che nel 1860 già occupava un posto di primo piano nella lavorazione della ghisa delle macchine agricole. La proprietà Necchi di corso Cairoli si estendeva fino alla vicina via San Martino, dove alla fine dell’Ottocento la famiglia vi fece erigere villa Necchi, esempio di mirabile architettura in stile Liberty.                    

Ma la svolta per l’azienda avvenne nel 1904, quando Ambrogio fece erigere un altro stabilimento in via Abbiategrasso, dedicato alla produzione di radiatori per termosifoni e nel 1907 venne costituita la Società Anonima Fonderie Ambrogio Necchi.

Quando Ambrogio mori a soli 56 anni nel 1916, l’azienda passò nelle mani del figlio Vittorio che si staccò dalla famiglia per fondare una fabbrica per la costruzione di macchine per cucire, mentre la fonderia venne affidata al genero Angelo Campiglio e diventò la NE-CA, che continuò la produzione di vasche da bagno in ghisa smaltata e radiatori. Contro lo scetticismo dei suoi famigliari, Vittorio non solo conquistò il mercato italiano ma anche quello mondiale, tanto che il 27 ottobre 1935 ricevette il titolo di Cavaliere del Lavoro grazie ai meriti acquisiti nell’industria meccanica.

necchi 2Ma il riconoscimento che più apprezzò fu il conferimento dall’Università di Pavia e del Rettore Plinio Fraccaro di una Laurea in Fisica honoris causa nel 1955, mentre la città di Pavia nel 1962 lo dichiarò “Cittadino benemerito, fondatore della grande azienda che porta il suo nome, nota e apprezzata in tutto il mondo, per aver contribuito in modo determinante allo sviluppo economico e al progresso della Città”.

Ormai ricco e famoso a livello mondiale, Vittorio Necchi rimase un uomo molto chiuso e riservato, tanto che si portava il pranzo da casa in un cestino per rimanere vicino ai suoi operai in ogni momento della giornata.

Quando verso il 1972 cominciarono a manifestarsi i primi sintomi dell’artrosi, aggravata dal sovrappeso, con complicanze flebitiche e  diabetiche, Vittorio venne ricoverato presso la clinica San Raffaele di Milano, dove mori il 17 novembre 1975. 

Vittorio Necchi era un vero pavese che fece molto per la sua Pavia, eppure ancora oggi la sua città non è riuscita a onorarlo con una via nella toponomastica pavese.

Di lui ci rimangono i resti del grande stabilimento Necchi, un villaggio Necchi ancora abitato da una ottantina di famiglie, un’ala dell’ospedale San Matteo intitolata a lui e la sua scuola di ingegneria per tecnici e specialisti.

 

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