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La linguacciona

la linguaccionaLe malelingue lasciano sempre il segno, si sa. Non ci credete? Provate un po’ a passare per via Milazzo e la vedrete. Come chi? Ma lei, la linguacciona!

Anni e anni fa, quando non esisteva ancora nemmeno l’antenato della moderna lavatrice, la lavanderia era questione assai importante per una città divisa in due dal passaggio di un grande corso d’acqua. Era così anche nella nostra Pavia, dove numerose lavandaie erano solite ritrovarsi sulle sponde del fiume (un tempo dall’acqua cristallina) per svolgere un lavoro assai monotono e faticoso. Che fosse in compagnia delle zanzare di agosto o immerse nella nebbia di novembre, loro erano sempre là. Unico diversivo erano quelle quattro chiacchiere che si facevano.

C'era un uomo tra i vari “imprenditori” per cui lavoravano le lavandaie della città che si chiamava Bergonzi, detto al Diret, perché era sempre di fretta. Un giorno decise di investire il denaro realizzato grazie al lavoro delle sue lavandaie nella costruzione di una casetta per lui e la propria famiglia. Per fare ciò, però, contrasse molti debiti, tanto era il capitale necessario.

Ma come dice il detto: “Una chiacchiera tira l’altra”! Quella fu infatti un’ottima occasione per incrementare i pettegolezzi tra le donne che, avendo occupate le mani, potevano usare liberamente la loro linguetta.''L'àfat la cà cun sϋta i ròd" (Ha fatto la casa con sotto le ruote) dicevano tra loro un po’ malignamente. O meglio: col rischio di vedersela presto portare via dai creditori.

A Bergonzi - che si dice fosse un ometto piuttosto suscettibile – questi pettegolezzi non andarono molto giù. Così, una volta superati tutti gli ostacoli e giunto quasi al termine dei lavori, decise di mettere in atto la propria vendetta personale. Egli fece, infatti, ornare il frontespizio della propria abitazione con una scultura molto particolare: un volto di donna scapigliata, dotata di una lingua eccezionalmente lunga, che si notava ancor meglio dalla bocca (non a caso) tenuta aperta.

E così la linguacciona oggi è ancora lì, ben visibile.

Ricordo di passato, storia nel presente e monito per un futuro!

                                                                                                                                                    Laura Marenghi

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