I musei della Lomellina
Per non dimenticare chi eravamo e chi siamo stati, vi proponiamo una passeggiata in Lomellina, rivivendo attraverso i musei della tradizione, un passato non troppo lontano.
Il primo museo lomellino che s’incontra uscendo da Vigevano si trova a Gambolò, un piccolo centro della provincia pavese noto anche per essere stato la residenza estiva della famiglia dei Necchi, industriali tessili che hanno fatto la storia della Pavia del secondo Novecento.
Nel bel castello, che fu eretto alla fine del Trecento dai Visconti, si trova il Museo Archeologico Lomellino, fondato negli anni Venti allo scopo di conservare le scoperte archeologiche legate alla Lomellina in tutte le sue forme.
Il percorso del museo, nelle sue eleganti sale, segue un filo storico molto ben preciso, che va dal Neolitico Recente, quando si andava a cacciare con la selce, fino ad arrivare ai Celti e ai Romani, con le loro necropoli che seguono schemi molto diversi fra loro, dalla più tradizionale incinerazione alla più sobria ed elegante inumazione, con il corpo accompagnato dagli oggetti che sarebbero serviti nell’aldilà.
Una serie di approfondimenti è dedicata alla figura della donna nella preistoria e sotto i Celti, con una grande attenzione ai vestiti e alla toilette femminile.
Proseguendo nel nostro viaggio, si arriva a Mede, dove ci sono tre musei, molto diversi l’uno dall’altro.
I primi due, che sono ospitati presso il Castello Sangiuliani, sono quelli intitolati a Regina Cassolo, una delle artiste medesi più note del Novecento italiano e a Ugo Fantelli, un giovane medese scomparso negli anni Sessanta in un incidente automobilistico.
Il museo a Regina Cassolo, oltre a un’interessante serie di opere, sculture e bozzetti inediti, permette di dare uno sguardo alla vita di questa donna cosi unica e singolare, che dal futurismo del primo periodo arrivo a uno stile più personale nel corso del secondo dopoguerra, ottenendo il rispetto e l’ammirazione dell’ambiente artistico europeo e internazionale.
Molto diversa è la raccolta naturalistica dedicata a Ugo Fantelli, donata al comune di Mede dalla famiglia del ragazzo scomparso, che propone circa mille reperti, provenienti da tutto il mondo, che sono stati suddivisi in minerali, fossili e reperti con una serie di pannelli illustrativi che ne documentano la provenienza e la storia archeologica.
Il terzo museo, che si trova al numero 2/4 di via Cavallini, è la Raccolta di Cose e Memorie del Tempo, fondata dallo studioso e scrittore medese Pierluigi Boccalari nel 1990.
Al suo interno ci sono oggetti e materiali che ricostruiscono la storia della Mede di fine Ottocento e inizio Novecento, dalle mondine nelle risaie fino ad arrivare ai mulini di un tempo, di cui ancora oggi si possono ammirare i resti e che in alcuni casi sono stati anche restaurati, come quello di San Rocco, che si trova nell’omonimo rione di Mede.
Dopo Mede possiamo visitare un trio di musei dedicati alle usanze e alla storia della cultura contadina lomellina, oggi quasi completamente scomparsa.
Il primo è il Museo del Contadino di Frascarolo, allestito nel Castello locale, che oltre a una ricca documentazione sulla vita dei contadini lomellini, propone anche una raccolta di attrezzi del mestiere e la rassegna dei mezzi agricoli di un tempo, dai carri fino ai macchinari delle riserie.
A Olevano Lomellina si trova, in un podere ristrutturato, il Museo di Arte e Tradizione Contadina, che oltre agli attrezzi e macchinari agricoli, propone una ricca raccolta dei giochi dei bambini di un tempo, quasi tutti in legno, fino ad arrivare al meccano e alle figure da colorare e ritagliare.
Infine, a Sommo possiamo ammirare il museo Povere Cose di Povera Gente, che, in una cascina recentemente ristrutturata, presenta l’ideale ricostruzione della vita in una fattoria lomellina del secolo scorsa, dalla prima semina fino alle gelate dell’inverno, con una particolare attenzione alla cucina e alla religiosità locale.