Terrore a Piazza Cavagneria
Una storia noir e horror al tempo stesso, avvenuta nella Pavia del primo Ottocento, sotto il dominio degli Austriaci.
Il 4 novembre 1841, alle prime luci dell’alba, una venditrice di pesce trovò, alla prima colonna dei portici di Piazza Cavagneria nell’angolo di via Rezia, il corpo senza vita di una ragazza che era seduta come se stessa dormendo.
Condotto in obitorio, il cadavere venne identificato come Elisa Silvani, una ragazza che abitava al numero 213 di via Filippo Cossa, e l’autopsia stabilì che era stata uccisa da una forte emorragia interna provocata da un taglio alla carotide e giugulare.
Pochi giorni dopo, l’8 novembre, venne condotta in ospedale Ernestina Fontana, una tredicenne che lavorava come aiutante operaia, per una profonda ferita al collo.
Era evidente che l’analogia con il delitto Silvani non poteva essere una semplice coincidenza e il 10 novembre venne incaricato delle indagini il Commissario Ferrari, che dall’incontro con Ernestina seppe solo che era stata aggredita da un’ombra bianca.
Per un anno non accadde nulla e a Pavia tornò tutto tranquillo.
Ma la sera del 28 ottobre 1842, il Commissario Ferrari, mentre stava tornando da una chiacchierata con il suo amico don Angelo, sentì un grido provenire da Piazza Cavagneria e subito si diresse all’angolo con via Paratici.
Ferrari vide un’ombra bianca illuminata dalla fioca luce di un lampione, poi inciampò nel corpo senza vita di Maria Migliazza, una giovane sarta che viveva vicino alla piazza.
Dopo una lunga riflessione e varie vicissitudini il commissario arrivò alla conclusione che il bianco dell’ombra fosse la giubba bianca dell’esercito austriaco e il grosso coltello non accuminato doveva essere una baionetta.
Grazie alla collaborazione del tenente Beller Ferrari scoprì che un reparto era stato trasferito da Pavia nel dicembre 1841 ed era tornato nel settembre-ottobre 1842, poi si fece dare la lista dei soldati.
Ma ormai per il commissario restava poco tempo, infatti, il 4 novembre sarebbe arrivato a Pavia un commissario straordinario che l’avrebbe sostituito.
La svolta nelle indagini sull’assassino la dette l’eccentrico Don Cataprani, che una sera fece notare a Ferrari come Piazza Cavagneria fosse la gemella della piazza di Bistrata, un paese della Transilvania dove fu venne messo al rogo l’ultimo dei vampiri, il conte Ferencz.
Grazie a questa indicazione il commissario trovò nella lista il nome di Ferencz Lajos, originario di Bistrata in Transilvania, che stava uccidendo giovani donne recidendone la carotide e facendone uscire il sangue, allo scopo di vendicare simbolicamente la morte del conte, che era suo nonno.
Ferrari e Beller fecero in modo di accordare un permesso di due giorni a Ferencz, nella speranza di incastrarlo.
La sera del 4 novembre Ferrari e un collega arrivarono in Piazza Cavagneria e vi trovarono il soldato che stava per aggredire un’altra donna.
Dopo un inseguimento, l’assassino venne arrestato e condotto in caserma.
L’epilogo della tragica storia avvenne il 25 gennaio 1843, nel cortile del poligono di tiro militare, oggi viale Sicilia, quando Ferencz venne fucilato e successivamente seppellito in una tomba anonima vicino al cimitero militare austriaco di Pavia.