Sante Pollastri bandito leggendario passò anche dal Pavese
Nella chiesetta di Castellaro De Giorgi, in provincia di Pavia, ogni anno si celebra il ricordo di due giovani carabinieri, Francesco Bellinzona e Vincenzo Terzano, che morirono in una notte del giugno 1926 per mano della banda di Sante Pollastri, uno dei banditi più famosi del primo dopoguerra e del fascismo.
Sante Pollastri nacque a Novi Ligure, in Piemonte, il 14 agosto 1899 e ancora oggi è considerato uno dei criminali più famosi italiani tra le due guerre.
Il movente che spinse Pollastri a diventare uno dei più acerrimi nemici delle forze dell'ordine e dei carabinieri non è ancora stato del tutto chiarito.
Secondo alcuni fu l'uccisione di suo cognato, con cui stava fuggendo dopo aver svaligiato un appartamento, da parte dei carabinieri, per altri sarebbe legato alla vicenda di uno dei suoi fratelli prelevato a forza per la chiamata alle armi, poi morto in caserma e la terza riguarderebbe la sorella Carmelina, che sarebbe stata violentata da un militare dell'arma dei carabinieri, poi ucciso da Sante.
Anche la fama di anarchico, che da sempre è legata al nome di Pollastri, pare che derivi da un episodio avvenuto nel 1922, quando dopo essere uscito da un bar e aver sputato una caramella amara al rabarbaro vicino agli stivali di due fascisti, Sante venne picchiato a sangue dai due.
Nel corso della sua lunga carriere criminale, Pollastri fu responsabile dell'uccisione di diversi membri delle forze dell'ordine, che lui stesso definì sette, morti avvenute sempre in scontri a fuoco.
Uno di questi, avvenuto nel giugno del 1926, fu la sparatoria notturna in provincia di Pavia dove morirono, tra Castellaro e Torre Beretti, due carabinieri di Mede, Bellinzona e Terzano, e nel novembre dello stesso anno, ancora più scalpore, suscitò la morte di due poliziotti in un'osteria di via Govone, a Milano.
La fama di Pollastri arrivò in Francia, ma in Italia il bandito rimase quasi sconosciuto poichè la censura fascista limitava fortemente la cronaca nera e solo nel nord dell'Italia le sue gesta trovarono risalto, grazie a racconti in cui la figura del bandito venne mitizzata e ingigantita, come a incarnare la figura del ribelle all'autorità per i movimenti antifascisti e per il mondo anarchico.
In Francia una delle rapine di Pollastri più note fu quella alla prestigiosa gioielleria Rubel, a Parigi, che accrebbe la sua fama e lo portò a diventare, per i più poveri, quasi la figura di un Robin Hood, che compiva atti di generosità a vantaggio dei più poveri e degli anarchici latitanti.
Pollastri fu arrestato a Parigi nel 1927, grazie al lavoro degli uomini del commissario Guillaume, che avrebbe poi ispirato allo scrittore belga Georges Simenon il suo personaggio più famoso, il commissario Maigret.
Secondo la leggenda Pollastri venne catturato grazie al tradimento di un amico cui aveva fatto una confidenza, diventato poi informatore della polizia.
Uno dei suoi migliori amici fu Costante Girardengo, il ciclista che con le sue imprese fece sognare l’Italia, i due, infatti, erano entrambi di Novi Ligure, si conoscevano da quando erano bambini e frequentavano il massaggiatore Biagio Cavanna.
Dopo la cattura del bandito, nel corso dell'interrogatorio, il magistrato chiese a Pollastri se appoggiava posizioni politiche anarchiche e lui disse “Ho le mie idee”.
Alla fine del processo Sante venne condannato all'ergastolo e dovette scontare la pena a Santo Stefano, piccola isola del Mar Tirreno situata vicino alla costa fra Lazio e Campania.
Ottenuta nel 1959 la grazia dal presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi, Pollastri tornò a Novi Ligure, dove lavorò come commerciante ambulante di stoffe, fino alla morte, avvenuta il 30 aprile 1979 a 80 anni.