L'arte è emozione: Gino Severini Ballerina in blu
Oggi parte della Collezione Peggy Guggenheim a Venezia, la Ballerina in blu, risalente al 1912, è dedicata alla danza, uno dei temi preferiti dell’arte di Gino Severini, ispirato al mondo dei caffè parigini, allora molto frequentati da artisti e scrittori.
Severini dipinse Ballerina in blu con Ballerina in bianco, oggi parte del Civico Museo d'Arte Contemporanea di Milano, nella seconda metà del 1912 nel suo studio parigino di Impasse Guelma, nello stesso edificio in cui viveva anche Georges Braque.
In quegli anni Severini aveva trovato un compromesso con il Cubismo degli amici Pablo Picasso e Braque, usandolo specificamente come mezzo di espressione del movimento, tema che allora era il suo principale interesse.
L'effetto movimento è ottenuto tramite la fusione di figura e ambiente circostante e la penetrazione della luce, rafforzata dall’applicazione sulla tela di vere e proprie paillette sull’abito, una pratica presente anche nei collage realizzati nei mesi precedenti da Braque e Picasso, ma che Severini disse aver avuto dopo una conversazione con Apollinaire, che gli aveva raccontato l'uso dei primi pittori italiani di decorare i quadri con pietre preziose e con oggetti lignei.
Severini in quest’opera da un'interpretazione delle idee e dell’iconografia futuriste in parte originale rispetto alle posizioni dei pittori di quegli anni.
L’autore
Gino Severini nacque a Cortona il 7 aprile 1883, per poi trasferirsi a Roma nel 1899 allo scopo di prendere parte ai corsi d'arte che si tenevano a Villa Medici.
Nel 1901 Severini conobbe Umberto Boccioni e con lui visitò lo studio di Giacomo Balla, dove ambedue vennero introdotti alla pittura divisionista.
Nel novembre 1906 Severini andò a Parigi per studiare l’impressionismo e conobbe la maggior parte delle avanguardie parigine, tra cui Georges Braque, Juan Gris, Amedeo Modigliani e Pablo Picasso, Lugné- Poe e il suo circolo teatrale, i poeti Guillaume Apollinaire, Paul Fort e Max Jacob, e l'autore Jules Romains, prendendo parte alla nascita del Cubismo.
Anche se molto legato alla vita artistica parigina, il pittore mantenne stretti contatti con l’Italia e con l'evoluzione dell'Arte italiana aderendo al movimento Futurista su invito di Filippo Tommaso Marinetti, oltre a essere uno dei firmatari del Manifesto tecnico della Pittura Futurista insieme a Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Luigi Russolo.
Dopo aver organizzato la prima mostra futurista alla Galerie Bernheim-Jeune di Parigi nel febbraio 1912, Severini propose delle mostre personali presso la Galleria Marlborough di Londra, alla Der Sturm di Berlino e, durante gli anni della prima guerra mondiale, continuò a realizzare dipinti con temi legati alla guerra.
Finito il conflitto, dal 1920 Severini visse fra Parigi e Roma, mentre lavorava a una sua idea del cubismo, che il critico d'arte Theo van Doesburg definì psychisch kubisme, cioè cubismo psichico, basata sull’applicazione delle teorie classiche di equilibrio a soggetti figurativi dalla tradizionale commedia dell'arte.
Dopo una crisi mistica dal 1924 al 1934 il pittore si dedicò all'arte sacra esplorando e sperimentando le tecniche dell'affresco e del mosaico. Eseguì così grandi affreschi e mosaici, in particolare per le chiese svizzere di Semsales e La Roche, poi in Francia e in Italia.
Nel 1930 Severini si trasferì a Roma, dove prese parte alla Quadriennale nel 1931 e nel 1935, anno dove vinse il Gran Premio per la pittura, con un'intera sala a lui dedicata.
Gino Severini morì a Parigi il 26 febbraio 1966, lasciando centinaia di opere esposte nei musei di tutto il mondo, oltre a importanti saggi teorici e libri d'arte.