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Le mondine, ragazze delle risaie lomelline e oltre

  • Paola Montonati

risaia paola

Quel canto di ragazze e donne che, nella Lomellina di fine Ottocento, si alzava dalle risaie alla fine dell’estate…

Uno dei principali lavori svolti nelle risaie lomelline e piemontesi alla fine dell’Ottocento e in gran parte del Novecento era quello della mondina, colei che aveva il compito di mondare la risaia, cioè togliere le piante infestanti che mettevano a rischio la crescita del riso.

Inoltre la mondina doveva poi trapiantare le nuove piantine nella risaia, restando per lungo tempo con le gambe nell’acqua e piegata sulla schiena, ciò faceva della monda, nome derivato dal verbo mondare, cioè pulire, uno dei lavori più pesanti in agricoltura.

Le ragazze passavano ore in risaia in compagnia solo di serpenti, topi, sanguisughe e insetti e per proteggersi dal sole indossavano cappelli di paglia a tesa larga e lunghi manicotti per limitare persino le punture delle zanzare, dove poi nascondevano le rane catturate in risaia da friggere e mangiare la sera.

Il lavoro delle mondine era diffuso, oltre la Lomellina, in alcune regioni del Nord Italia e soprattutto in Piemonte, dove queste giovani donne, spesso poco più che bambine, arrivavano dal Veneto, dall’Emilia Romagna e dalla Lombardia con una cassetta che conteneva tutto quanto loro necessario per l’intera stagione di lavoro.

I gruppi di lavoratrici, con solo qualche pagliericcio e una coperta, affrontavano un viaggio disagevole, partendo dalla loro abitazione con mezzi di fortuna, per raggiungere le stazioni di partenza dei treni speciali per le mondine.

Dopo essere giunte a destinazione e aver consumato un pasto presso il Centro  d’accoglienza delle mondariso, raggiungevano poi le tenute di lavoro con i mezzi del padrone, come il rimorchio trainato, prima dai cavalli, poi dal trattore.

Per l’ammissione al lavoro ogni mondina portava l’atto di nascita e una dichiarazione dell’Ufficio Sanitario del comune di provenienza che dimostrava l’immunità da malattie infettive e le condizioni fisiche di salute tali da permettere il lavoro in risaia.

Il contratto prevedeva che a ogni lavoratrice fosse corrisposto, oltre al salario, un chilogrammo di riso bianco di produzione locale per ogni giornata di prestazione e senza detrazione sulla paga.

In questo modo le mondine ricevevano alla fine del periodo di monda circa 40 kg di riso, la cui qualità però non sempre era buona, poiché non tutte le aziende erano attrezzate per la pulitura del riso.

Nonostante provenissero da ambienti molto poveri, queste lavoratrici hanno combattuto importanti battaglie sociali per veder riconosciuti i loro diritti.

Le difficili condizioni di lavoro imposte dai grandi proprietari terreni con gli anni divennero i temi dei canti che le mondine stesse componevano e che sono famosi ancora oggi.

Oggi i prodotti per l’agricoltura e la moderna risicoltura hanno sostituito il lavoro in risaia delle mondine ma, durante la seconda domenica della Fiera del Riso a Sannazzaro, nel mese di giugno, sono ricordate le mondine di Isola della Scala, le ultime testimoni delle risaie del passato, con una sfilata in costumi d’epoca a loro dedicata. 

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