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La Nigritella Nigra, primavera al profumo di vaniglia

  • Paola Montonati

nigi negra 1Un fiore particolare, dal profumo di cioccolato al latte, con una punta di vaniglia…

La Nigritella Nigra, nota semplicemente anche come nigritella, vaniglina o morettina, è nota perché emana un delicato, gradevolissimo profumo di vaniglia e anche di cioccolato.

Ha un nome che deriva dal latino niger, cioè nero, che fa riferimento al colore rosso scuro, quasi nero, della specie più diffusa.

La nigritella nigra cresce nei prati alpini e i fiori sono formati da numerose infiorescenze che emanano quel gradevole profumo, e va dal rosso scuro fino al nerastro, più raramente sono rosso chiaro, rosa, arancio, quasi bianco o addirittura bicolore.

I sepali sono lanceolati e acuti, i petali sono simili nella forma e ogni singolo fiore, di cui è formata l'infiorescenza, presenta i tepali più esterni a forma di stella e presenta 7-11 foglie, in raggruppate alla base, strette, lineari, erette, con bordi finemente denticolati, le superiori bratteiformi e con bordi arrossati.

La nigritella vive nei pascoli montani, sia su terreno siliceo sia su quello calcareo, tra i 1.000 e 2.600 m di altitudine e fiorisce tra luglio e agosto.

Si trova in zone che vanno dalla Scandinavia a tutte le zone montane del centro e del sud dell'Europa, dai Carpazi ai Pirenei, alla Penisola Balcanica e in Italia è comune su tutto l'arco alpino, più rara nell'Appennino Centrosettentrionale e assente nel resto della penisola e sulle isole.

Come le altre orchidee alpine è un fiore protetto, che si è adattato alle condizioni ambientali, dovute dalla simbiosi con varie specie di funghi per poter germogliare e dalla presenza di particolari insetti per poter essere impollinata.

Inoltre, poiché è una pianta ricercata proprio per la bellezza e il particolare profumo, viene raccolta a mazzetti in grandi quantità, diventando sempre meno frequente.

una leggenda 

Una leggenda racconta che due monaci della Novalesa, in fuga dai Saraceni che avevano attaccato il loro convento, cercavano in un giorno del 906 di raggiungere Torino, passando dalla Val Chisone.

Dopo aver superato il Colle delle Finestre si diressero verso Fenestrelle, ma passando nei pressi di una baita che si trovava in quei prati, videro una donna addolorata a causa del marito che, quando scendeva a valle a vendere il burro e il formaggio che producevano, sperperava poi il guadagno in bevute, diventando poi particolarmente violento al ritorno.

I frati, impietositi dal racconto, consegnarono alla donna alcuni semi di fiori che nel pieno del loro rigoglio, avrebbero emanato un profumo che avrebbe dissuaso chiunque dal fare cattive azioni.

Nel giro di pochi mesi una splendida fioritura di orchidacee rosse circondava la modesta abitazione. Una domenica mattina l'uomo si apprestava come sempre a scendere a valle con i prodotti da vendere, quando la figlia mise nel cesto anche un piccolo mazzo di questi fiori che rimase inerme fin quando l'uomo cercò di recarsi nelle osterie a sperperare il guadagno.

In quel momento un inebriante profumo si sprigionò da quel piccolo mazzo e l'uomo si sentì strano, mentre una voce interiore lo spinse a prendere coscienza della sua irresponsabilità.

Il contadino tornò ritorno a casa e da allora cambiò completamente il suo comportamento, senza ricadere negli sbagli del passato anche quando finiva la fioritura del piccolo fiore rosso.

 

 

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