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L'arte è emozione: Antonio Sant’Elia La città nuova

  • Paola Montonati

sant elia città nuova 1Edito come parte integrante del Manifesto dell’Architettura Futurista, che fu pubblicato nell’agosto del 1914, questo disegno è una perfetta sintesi del concetto di architettura e l’idea di città di quel grande movimento artistico che fu in Italia il Futurismo.

Le idee del giovane architetto di Como Antonio Sant’Elia agli inizi del Novecento lo avevano trasformato in pochi anni una della personalità più innovative e geniali del panorama artistico italiano.

La Città Nuova era parte di una vasta serie di schizzi di edifici monumentali elaborati dal 1909, dove gli elementi dominanti sono la volumetria netta delle forme, l’uso massiccio di contrafforti, grandi scalinate ed enormi superfici a forma di cupola, che derivano dallo studio del lungo lavoro dell’architetto secessionista viennese Otto Wagner che Sant’Elia considerava uno dei suoi grandi ispiratori.

Nello schizzo lo spunto principale è la metropoli e i suoi elementi più noti, come la monumentalità e la grandiosità delle forme, che con un evidente pronunciamento verticale danno vita a molteplici comunicazioni orizzontali quali il traffico, la velocità delle automobili e della linea ferroviaria.

Sant’Elia vede la città come un enorme cantiere caotico e dinamico, dove si può lavorare a sperimentare con l’ausilio di materiali, per allora decisamente innovativi, come il cemento armato, il ferro e il vetro.

Ma è sorprendente anche la capacità di Sant’Elia di essere avanti con le grandi innovazioni dell’architettura moderna, con idee come il blocco di appartamenti sulla sinistra dello schizzo, poi sviluppato vent’anni dopo dall’architetto Henri Sauvage.

La città nuova è un grande cantiere da dove provengono tutte le idee per una nuova urbanistica, dove l’edilizia è volta all'estetica della praticità e alla valorizzazione delle strutture nude realizzate con il cemento armato.

Sant’Elia con il suo progetto cerca di dare la possibilità a uomini e donne di vivere tra pareti di ferro con mobili d'acciaio, per liberarli dalla fragilità e dalla mollezza di legno e stoffe, il tutto al servizio della vita moderna fatta di movimento e di velocità.

L’autore

sant elia città nuova 2Nato a Como nel 1888, Antonio Sant’Elia studiò alla Scuola Comasca di Arti e Mestieri G. Castellini, per poi iscriversi alla facoltà di architettura dell’Accademia di Brera.

In poco tempo divenne amico di Achille Funi e di Carlo Carrà, oltre a conoscere nei caffè milanesi, come il Cova e il Campari, artisti del calibro di Umberto Boccioni, Luigi Russolo e Aroldo Bonzagni.

Dopo aver progettato e costruito nel 1911 una villetta a San Maurizio di Brunate nello stile della secessione viennese, nel 1913 il giovane architetto aprì uno studio di architettura a Milano, a pochi passi da piazza Duomo, dove comincio a elaborare quella visione urbanistica che sarebbe sfociata nelle tavole della Città Nuova.

I trecento disegni ideati tra il 1913 e il 1914 sono le immagini visionarie di una metropoli del futuro, tra grattacieli terrazzati, grandi arterie di scorrimento veicolare a diversi livelli, arditi edifici monumentali, con una ricerca volumetrica e spaziale che anticipa il costruttivismo e le linee di sviluppo del Movimento moderno.

I disegni della Città Nuova furono esposti nella mostra del Gruppo Nuove Tendenze presso la Famiglia Artistica Milanese dal 20 maggio al 10 giugno 1914.

Nell’estate 1914, sulle pagine della rivista fiorentina Lacerba, che aveva come direttore Ardengo Soffici, Sant’Elia pubblicò il Manifesto dell’Architettura Futurista, illustrato con le riproduzioni di sei tavole della Città Nuova.

Quando nel 1915 l’Italia decise di entrare in guerra contro l’Austria, Sant’Elia prese la decisione di arruolarsi con Marinetti e Boccioni. 

Il 10 ottobre 1916, nel corso di una battaglia sulle pendici del Monte Hermada, vicino a Monfalcone, Antonio Sant’Elia venne colpito alla testa da un proiettile e morì sul colpo.

Oggi i suoi resti riposano nel Cimitero Maggiore di Como. 

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