L'arte è emozione: Nunzio Rossi Natività
Il dipinto di grande formato fu commissionato dal priore don Daniele Granchio a Nunzio Rossi per il prestigioso ciclo voluto dal canonico per la chiesa di San Girolamo alla Certosa bolognese.
Nella prima metà dell’Ottocento l’opera è stata rimossa dalla controfacciata della chiesa per far posto all’organo e collocata in una cappella adiacente al Chiostro delle Madonne sempre nella Certosa bolognese.
L’iconografia del dipinto è tratta dal Vangelo di Luca per una rappresentazione dell’evento festosa e colorata, dalla vigorosa foga narrativa, come da tradizione napoletana.
Nunzio Rossi realizza una linea invisibile tra mondo terreno in basso e mondo celeste in alto uniti in un vorticoso turbinio di figure che manifestano gioia e agitazione per il felice momento. In basso, al centro della scena, è Gesù Bambino, sul quale sporge in posizione frontale la Madonna e attorno a loro i pastori, le donne, il fanciullo e gli animali, che, con spirito di partecipazione, umanizzano l’evento.
In alto tra le nuvole, figure di angeli con strumenti musicali e angioletti alati che sembrano danzare nel cielo luminoso, manifestano concitati la loro gioia.
L’autore
Nonostante vari studi dedicati a Nunzio Rossi (Napoli 1626 – Sicilia, post 1651), la sua attività artistica è ancora poco nota, anche se si sa che lavorò nella bottega napoletana di Francesco Stanzione, e venne poi inviato dal maestro, a Bologna, come documentato dalle fonti.
Il primo gruppo di opere dal quale si è dato inizio alla ricostruzione biografica dell’artista è la serie di opere voluta nel 1644 dal priore Daniele Granchio per la chiesa di San Girolamo alla Certosa di Bologna, come la Natività.
Fanno parte delle opere giovanili dell’artista anche i due Santi certosini (San Guglielmo Horne e San Tommaso Skryven) oggi nei depositi della Pinacoteca Nazionale di Bologna e parte di un programma celebrativo che l’ordine certosino commissionò a Nunzio Rossi e ad altri pittori per ricordare il gruppo di monaci inglesi che nel secolo precedente preferirono il martirio, restando fedeli al Papa e alla Chiesa Romana, piuttosto che accettare l’autorità spirituale di Enrico VIII e della Chiesa anglicana.
Sempre per i certosini, Nunzio Rossi eseguì una serie pittorica di quattro Evangelisti (Matteo, Luca, Giovanni e Marco) collocati nella chiesa di San Girolamo alla Certosa, mentre di molte altre opere ricordate dalle fonti, si sono perse completamente le tracce.
Il giovane pittore napoletano ha operato anche per l’aristocrazia bolognese, come con il Sacrificio di Mosè dipinto per il palazzo della famiglia Bargellini.
Carlo Celano, in Le Notizie del bello, dell'antico e del curioso della Città di Napoli (1692) dice che Nunzio Rossi fece ritorno a Napoli dove eseguì alcuni degli affreschi per la chiesa di San Pietro a Maiella, tra il 1644 e il 1646, come San Benedetto che dà i precetti ai Celestini e San Pietro Celestino che impone gli statuti dell’ordine.
In seguito Francesco Susino spiega che Nunzio Rossi da Messina si trasferì a Palermo, dove esercitò un’intensa attività pittorica fino alla morte, avvenuta a soli venticinque anni.