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L'arte è emozione: Jean Baptiste Camille Corot Il ponte di Narni

  • Paola Montonati

corot ponte narni 1Il soggetto dell’opera era molto caro a Corot, che vi lavorò più volte durante il suo viaggio in Italia, come dimostra una prima versione del 1826.

Nonostante le dimensioni ridotte nella versione definitiva sono molto evidenti i significativi miglioramenti apportati alla sua pittura, che si collocava tra il neoclassico, verismo ed espressionismo.

La geometria compositiva vede lo spazio diviso in tre fasce, sullo sfondo delle campagne umbre, con primo piano il letto del fiume e le due colline di destra e sinistra, in secondo piano il ponte, in terzo il cielo.

Tutto è inondato della luce del pomeriggio, mentre il fiume sembra incunearsi e aggirarsi dietro la collina verdeggiante e il ponte, unico elemento urbanistico, non rovina la pacatezza dell’atmosfera, ma sovrasta con eleganza il lento scorrere del fiume, con notevole effetto prospettico.

La composizione segue un impianto classicheggiante, anche se la scelta pittorica con guizzi e campiture decise ha un forte legame con le regole della percezione visive e prelude l’impressionismo.

Allo svettare del campanile al centro si contrappongono gli alberi sulla destra, come la mole imponente della cattedrale con le montagnole di terra e pietre dalle facce squadrate, per un’armonia controllata di pieni e vuoti.

La linea è pressoché inesistente, le sole campiture di colore fanno parte di una gamma dei colori è semplice ed essenziale, ma anche del tutto esaustiva e armonica, composta di terre, ocra, verdi e azzurri, con una forte dimensione intimistica.

L’autore

corot ponte narni 2Jean Baptiste  Camille Corot nacque a Parigi il 26 luglio 1796, primogenito di una famiglia benestante.

Cominciò a studiare pittura prima con Achille Etna Michallon, poi con Jean-Victor Bertin, entrambi esperti nelle raffigurazioni a sfondo storico, oltre a impegnarsi allo studio dal vivo nella foresta di Fontainebleau.

L’artista viaggiò anche dal 1825-28 in Italia, dove divenne amico di Theodore Caruelle d’Aligny, paesista molto legato alla pittura accademica di tendenze elegiache che, insieme alle bellezze delle campagne romane, dette una svolta decisiva alla formazione di Corot, le cui tele nascevano da dense pennellate che amplificavano l’immediatezza della percezione luministica, raggiungendo la massima nitidezza, oltre a un’equilibrata distribuzione delle masse e delle loro gradazioni cromatiche.

Quell’acuta ricerca la troviamo nelle forme contenute nei suoi paesaggi, assieme a uno studio intimo e non ufficiale che dalla raffigurazione dei contadini delle campagne romane arriva fino alle esperienze dell’Atelier e de La polacca, oggi custodite al Louvre.

Oltre al rinnovamento della pittura Corot rimase molto legato ai canoni classicheggianti, che impiegava nelle sue rielaborazioni, soprattutto quelle destinate al pubblico, come lo studio de Il ponte di Narni del 1825 e la versione definitiva del dipinto, realizzati nel 1826 per il Salon del 1827.

La sua continua ricerca lo portò a fare molti viaggi alla conquista di un nuovo slancio nella rappresentazione di motivi pittorici, tra l’Olanda, l’Inghilterra, l’Italia e varie regioni francesi.

Corot morì a Ville-d’Avray il 22 febbraio 1875 e venne sepolto a Parigi nello storico cimitero di Père Lachaise.

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