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Grandi marchi italiani: Bugatti Dall’Italia alla Francia

  • Paola Montonati

bugatti 1La storia dell’industria automobilistica Bugatti, una delle più famose del primo dopoguerra, è anche quella del suo fondatore, Ettore Bugatti, nato a Milano nel 1881.

Dopo aver lavorato nella bottega di famiglia, il giovane Ettore s’iscrisse all’Accademia di Brera, conoscendo architetti, pittori e musicisti legati alla famiglia Ricordi.

Con una forte inclinazione per la meccanica, nel 1895 Bugatti venne invitato dall’ingegner Prinetti e dall’industriale Stucchi a lavorare nella fabbrica automobilistica di quest’ultimo e nel 1899 cominciò una carriera come pilota di auto da corsa, vincendo su modelli De Dion alcune gare nazionali, per poi ritirasi a causa di un incidente avvenuto mentre era al volante di un triciclo con due motori anteriori e pneumatici Pirelli.

Dopo aver lavorato al progetto di auto a quattro ruote, Bugatti se lo vide rifiutato da Prinetti e Stucco, per poi realizzarlo con i finanziamenti dei conti Gulinelli di Ferrara.

Il successo internazionale della nuova auto fruttò al giovane progettista un contratto per la casa d’auto De Dietrich in Alsazia nel 1902.

Nel 1909, dopo aver lavorato in altre aziende automobilistiche, Ettore aprì la prima fabbrica del marchio Bugatti, a Molsheim, in Alsazia, che produceva vetture leggere, sportive, ma soprattutto bellissime.

In pochi mesi il numero dei veicoli prodotti salì vertiginosamente, mentre le auto Bugatti cominciarono a vincere nelle gare automobilistiche.

Il primo modello fu la Tipo 13 Brescia che venne prodotta dal 1910 al 1926, a cui seguirono la Bugatti Tipo 25 dal 1922 al 1935 e la Tipo 37.

bugatti 2Dal 1925 in poi la Bugatti cominciò a vincere regolarmente, in particolare nella Targa Florio, dove taglio per prima il traguardo per quattro anni di fila e nel 1926 vinse in tutti i Gran Premi dell’anno.

Alla fine degli anni Venti la fabbrica Bugatti aveva 1200 dipendenti, ma dopo il crollo di Wall Street, la crisi economico-sociale degli anni Trenta e le vicende belliche, Ettore dovette lasciare la direzione della fabbrica al figlio Jean, che morì in un incidente pochi anni dopo.

Nel 1939 la fabbrica si trasferì a Bordeaux e poi di nuovo a Molsheim sotto il controllo dei tedeschi, anche se produsse uno dei modelli meglio riusciti, ma che non ebbe molto successo, la Bugatti Tipo 41 Royal.

Con l'inizio della seconda guerra mondiale la produzione cessò e la Bugatti, nonostante i tentativi di ripresa nel 1941, venne venduta ai tedeschi per 150 milioni, circa meno di metà del suo valore effettivo.

Ettore Bugatti, ormai solo, morì per un’embolia nel 1947.

Nel 1987 l'imprenditore italiano Romani Artioli comprò i diritti della Bugatti, per poi fondare una nuova fabbrica automobilistica a Campogalliano, vicino a Modena.

I nuovi modelli seguivano la tradizione della Bugatti anche nel costo, infatti, nel 1995 un particolare modello costava oltre un miliardo di lire.

Le difficoltà finanziarie portarono Artioli a vendere il marchio Bugatti al Gruppo Volkswagen nel 1998, che l’ha rilanciato con alcune superauto, tra cui la Veyron.

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