L'arte è emozione: Giotto Natività di Gesù
La Natività di Gesù è uno degli affreschi della maestosa opera ideata da Giotto per la Cappella degli Scrovegni a Padova, come parte delle Storie di Gesù, che si trovano nel registro centrale superiore, praticamente a destra dell’altare all’interno della struttura.
Come base per il suo lavoro Giotto usò varie fonti tra cui i Vangeli, ma anche il Protovangelo di Giacomo e la Leggenda Aurea.
La scena è ambientata sullo sfondo di una catena montuosa, sul davanti una struttura realizzata in legno dove si trovano Maria e Gesù e si vede un inserviente all’estrema destra della composizione, che sta aiutando Maria a mettere Gesù nella mangiatoia.
Giuseppe invece è rappresentato nella parte bassa dell’affresco, con una veste marrone chiara e con la testa tra le mani, con un’espressione d’incredulità per quello che sta accadendo in quel momento, oltre a evidenziare la sua subordinazione rispetto al Padre Divino di Gesù.
Sul lato sinistro il bue e l’asino, mentre sulla destra ci sono, di spalle, due pastori avvertiti da un angelo che sta loro raccontando cosa accade.
Da notare anche il vestito della Vergine, realizzato con il blu chiaro ma che con il passar dei secoli si è logorato e lascia vedere il rosso che compone il vestito sottostante di Maria, che sta abbracciando Gesù con un atteggiamento molto spontaneo, lasciando emergere il forte elemento umano presente all’interno di questo episodio.
Infine, i quattro angeli che si trovano al di sopra della capanna stanno pregando per il Bambino appena venuto al mondo.
L’autore
Giotto da Bondone, meglio noto come Giotto, nacque probabilmente nel 1267, a Colle di Vespignano, presso Vicchio, nel Mugello, figlio unico di Bondone di Angiolino, contadino della zona.
Secondo il racconto di Giorgio Vasari, Giotto conobbe il suo maestro, il pittore fiorentino Cimabue, mentre stava disegnando delle pecore, durante una delle sue giornate di lavoro al campo.
Fu cosi che, verso i dieci anni, il piccolo Giotto cominciò a frequentare la bottega di Cimabue, dove poco tempo suo padre finì per collocarlo in pianta stabile.
L'influenza di Cimabue è evidente in quelle che sono considerate le prime opere di Giotto, come la Croce dipinta di Santa Maria Novella, dipinta tra il 1290 e il 1295, con il volto del Cristo dai lineamenti bizantini, e la Madonna col bambino, conservata nella pieve di Borgo San Lorenzo.
Verso il 1300 il pittore iniziò a lavorare al polittico di Badia e alla tavola firmata con le Stigmate di San Francesco, oltre a collaborare al ciclo papale nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma.
Dal 1303 al 1305 Giotto visse a Padova, dove era stato chiamato per gli affreschi della cappella di Enrico Scrovegni, poi tornato a Firenze dipinse una delle opere più importanti della sua carriera, la Maestà degli Uffizi.
Tra il 1322 e il 1328 il pittore lavorò al Polittico Stefaneschi alla Pinacoteca Vaticana, il Polittico Baroncelli e l'affresco Storie Francescane della Cappella Bardi, in Santa Croce a Firenze.
Nel 1328 Giotto si trasferì a Napoli, per poi tornare nel 1334 a Firenze dove fu nominato capomastro nell'Opera di Santa Maria del Fiore, oltre che Soprintendente assoluto alle opere del Comune.
Il 18 luglio 1334 il pittore finalmente avviò i lavori del campanile da lui stesso progettato, che però non poté ammirare completo, morì, infatti, l’8 gennaio 1337 a Firenze.