L'arte è emozione: Antonio Canova Amore e Psiche
Dell’Amore e Psiche di Antonio Canova, realizzato tra il 1788 e il 1793, esistono tre versioni: la prima è la più famosa, oggi al Museo del Louvre di Parigi, la seconda versione (1800–1803) conservata all’Ermitage di San Pietroburgo, l’unica che vede i due personaggi raffigurati in piedi e la terza (1796–1800) è sempre esposta al Louvre.
Una copia dell'opera, eseguita da Adamo Tadolini, è visibile a Villa Carlotta sul Lago di Como.
La favola di Amore e Psiche, che si trova in Le Metamorfosi di Lucio Apuleio del II sec. d.C., è la storia della giovane Psiche, la cui indescrivibile bellezza scatena la terribile gelosia di Venere e l’amore appassionato di Amore.
L’opera rappresenta, con un erotismo raffinato, il dio Amore mentre contempla con tenerezza il volto della fanciulla amata, Psiche.
Il lavoro conserva canoni dell’estetica winckelmanniana, infatti, i due amanti vengono rappresentati in quel momento che sembra eterno, anche se breve, l’attimo precedente al bacio.
Le due figure s'intersecano in un intenso abbraccio formando una X morbida e sinuosa che dà luogo a un’opera che vibra nello spazio.
La scultura è realizzata in marmo bianco che evidenzia il senso della carne, una caratteristica fondamentale presente nell’opera di Canova, insieme alla monocromia che sottolinea la carica espressiva.
L’elegante fluire delle forme sottolinea la freschezza dei due giovani amanti, nell’idea di Canova del bello, sintesi di bello naturale e di bello ideale.
L’autore
Antonio Canova, massimo scultore esponente del Neoclassicismo, nacque il 1 novembre 1757 a Possagno (Treviso) e fece il suo apprendistato a Venezia dove crea le sue prime opere, Orfeo e Euridice, Dedalo e Icaro, Apollo.
Nel 1779 si recò a Roma dove frequentò le scuole di nudo dell'Accademia di Francia e del Museo Capitolino.
La prima opera scultorea realizzata a Roma fu il Teseo sul minotauro, commissionato dall'ambasciatore della Repubblica Veneta Girolamo Zulian.
Nelle sue sculture Canova ricercò la bellezza ideale cioè La Venere italica, come nel gruppo scultoreo di Amore e Psiche e opere come Ebe, Venere e Adone e le Tre Grazie, dove all'eleganza sensuale si abbinò un perfetto equilibrio della composizione tipico della cultura neoclassica.
Canova lavorò anche ad alcuni monumenti funerari come il Monumento di Clemente XIII a San Pietro, il Monumento di Clemente XIV ai Santi Apostoli e la stele funebre del Volpedo, dove si raffigurò come la personificazione dell’Amicizia che piange davanti al busto del defunto.
Nel 1798 il duca Alberto di Sassonia-Teschen chiese a Canova il Monumento funebre a Maria Cristina d'Austria, che divenne una struttura a forma piramidale, ispirata probabilmente dalla piramide di Caio Cestio a Roma del I secolo a.C, con davanti un corteo funebre che trasporta all'interno del sepolcro le ceneri della defunta, il cui ritratto è rappresentato in un medaglione sopra la porta sorretto dalla Felicità Celeste.
Canova fu poi chiamato a Parigi nel 1802 da Napoleone che gli affidò l'incarico di lavorare a un suo busto-ritratto, di cui oggi restano alcuni calchi in gesso.
Successivamente si dedicò alla realizzazione del nudo di Napoleone in figura di Marte pacificatore e al Ritratto di Paolina Borghese nelle vesti di Venere vincitrice, che tiene in mano il pomo della vittoria offerto da Perseo alla dea più bella.
Con la fine dell'impero napoleonico Canova ritornò a Roma e lavorò a opere dal taglio molto più romantico come la Maddalena, il Compianto sul Cristo morto, il Monumento degli Stuart, Venere e Marte.
Antonio Canova mori a Venezia il 13 ottobre 1822.