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James Joyce Un irlandese a Trieste

  • Paola Montonati

james joyce 1Per il giorno di San Patrizio, il 17 marzo, festa nazionale degli Irlandesi, vi raccontiamo la vita di un uomo, e uno scrittore, che non solo cambiò la letteratura del Novecento, ma conservò per sempre, anche se esule, il ricordo della sua patria nel cuore.

James Augustine Aloysius Joyce, uno dei simboli della narrativa del Novecento, nacque a Rathgar, un sobborgo di Dublino, il 2 febbraio 1882.

Membro di una famiglia della buona società di Dublino, il piccolo James visse un’infanzia difficile, con le condizioni finanziarie del padre in continuo declino, fino al punto che l'indigenza arrivò a toccare lo scrittore e i suoi genitori in modo piuttosto preoccupante.

Iscritto all’istituto gesuita Clongowes Wood College, poi al Belvedere College, sempre di proprietà dei gesuiti, in seguito Joyce frequentò l’università di Dublino, dove si laureò in lingue moderne, ma iniziò anche a manifestare il suo carattere anticonformista e ribelle.

Lo scrittore difese con una serie di articoli e conferenze il teatro di Ibsen, che era considerato immorale e sovversivo e, sempre trascinato dal suo idealismo, pubblicò Il giorno del Volgo, un pamphlet dove si scagliava contro il provincialismo della cultura irlandese.

Nel 1904 scrisse il saggio autobiografico A portrait of the artist, che poi divenne il romanzo Stephen Hero, e da questa bozza nacque il suo primo capolavoro, Ritratto dell'artista da giovane.

La complessa storia dell’educazione del giovane Stephen Dedalus divenne un pretesto per un romanzo nuovo, dove l'interesse naturalistico del ritratto biografico del personaggio è circondato da un forte lirismo visionario, che non dimentica le idee delle filosofie, delle poetiche, e delle concezioni legare a un punto di vista frantumato e poliedrico.

Il tutto nel contesto di un romanzo di formazione e, allo stesso tempo, un affresco estetico - metafisico, dove svolge un ruolo essenziale la ricerca del bello, legata all'ansia conoscitiva verso il problema cruciale dell'esistenza, la verità.

Cosi Stephen Dedalus non è solo un semplice personaggio, ma diventa una metafora dell'artista moderno, ribelle al dogmatismo sociale, espressa mediante l’analisi psicologica degli stati d'animo del protagonista.

Intanto Joyce lavorò anche a molte poesie, raccolte in seguito nella silloge Musica da camera, con ispirazione da modelli romantici e tardo-romantici.

Sul giornale Irish Homestead poi uscirono tre racconti, compresi in un altro importante libro di Joyce, Gente di Dublino, dove la citta di Dublino diventa il simbolo di una dolorosa paralisi esistenziale e morale.

Nel frattempo lo scrittore conobbe Nora Barnacle, proveniente dall'Ovest dell'Irlanda e in cerca di un lavoro come cameriera a Dublino, che divenne la sua compagna.

Joyce in seguito si trasferì dall'amico scrittore Oliver St. John Gogarty, che fu da modello per il personaggio di Buck Mulligan nell'Ulisse, presso la torre martello di Sandycove, dove rimase solo una settimana.

Nel 1902 lo scrittore, dopo la morte della madre, insegnò per qualche tempo in una scuola di Dublino, per poi trasferirsi a Trieste dove, fra l'altro, fece amicizia con Italo Svevo, all'epoca solo un impiegato che si dedicava con passione alla scrittura, seppure nell’anonimato.

A Trieste Joyce continuò l’insegnamento ma ben presto sentì che la città gli stava stretta e decise di trasferirsi a Zurigo.

james joyce 2Nel 1922 si stabilì a Parigi, dove rimase fino al dicembre 1940, quando l'avanzata vittoriosa dei nazisti lo costrinse a rifugiarsi nuovamente a Zurigo.

Durante una vacanza a Roma lavorò come corrispondente estero di una banca e progettò, senza iniziare a scriverlo, un racconto di vita dublinese, primo nucleo dell'Ulisse, il suo capolavoro.

L’Ulisse, seconda grande opera joyciana, è una tragicomica epopea al contrario, dove il protagonista, l’ebreo Leopold Bloom, si perde nel caos della Dublino del 1904 compiendo gesta banali e irrilevanti, incontrando la moglie infedele Molly e Stephen Dedalus.

Scritto tra il 1914 e il 1921, il romanzo è una grande rivoluzione estetica, in cui matura una prospettiva nuova delle forme, delle strutture e dei contenuti del romanzo.

L'opera è fortemente autobiografica, con un forte parallelismo tra le vicende del mito, nell'Odissea, e le vicende reali della vita dublinese, filtrate attraverso la passione per la filosofia, l'arte, la storia del linguaggio e le sue variazioni.

Alla fine del suo lavoro Joyce, per una grave malattia agli occhi, che per alcuni periodi lo privava quasi completamente della vista, fu costretto a numerosi interventi chirurgici, tra Inghilterra, Svizzera e Germania.

Nel frattempo i primi brani del suo ultimo capolavoro, Finnegan’s Wake, furono pubblicati dalle riviste letterarie d'avanguardia, suscitando immancabilmente una ridda di giudizi perplessi e polemici.

A tutto ciò si sommarono i primi disturbi mentali della figlia Lucia, ma Joyce la tenne sempre con sé, lasciandola in una clinica solo nelle crisi più violente.

Nel 1939 fu finalmente pubblicato Finnegan’s Wake, un’evoluzione monumentale dei temi dell'Ulisse, ispirato alla filosofia della storia di Giambattista Vico.

Dopo l'inizio della seconda guerra mondiale Joyce fuggì a Zurigo, dove morì in seguito ad un’operazione chirurgica il 13 gennaio 1941.

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