Guido Galli: il cuore di un papà
Nel giorno della festa del papà ricordiamo un magistrato, ma soprattutto un padre, che perse la vita per cercare di salvare l’Italia dalla follia di un terrorismo ormai allo sbando.
Il 19 marzo del 1980, verso le 16.50, diversi studenti che si stavano recando alle lezioni della facoltà di Giurisprudenza all’Università Statale di Milano udirono alcuni colpi di pistola e videro due ragazzi fuggire di corsa dal corridoio dove si trovava l’aula magna 309.
Accorsi sul posto, gli studenti e gli insegnanti presenti trovarono il corpo senza vita di Guido Galli, 47 anni, insegnante di Criminologia e uno dei magistrati più stimati della Milano degli anni di piombo, con accanto il Codice Penale.
Poche ore dopo, alla redazione dell’Ansa venne recapitato un comunicato di rivendicazione che diceva “Oggi 19 marzo 1980, alle ore 16 e 50 un gruppo di fuoco dell’organizzazione comunista Prima Linea ha giustiziato con tre colpi calibro 38 SPL il giudice Guido Galli dell'ufficio istruzione del tribunale di Milano”.
Era ormai chiaro che Prima Linea aveva deciso di uccidere Galli a causa del suo impegno contro il terrorismo rosso che stava insanguinando l’Italia dopo la strage di Piazza Fontana nel 1969 e il rapimento di Aldo Moro nel 1978.
Ma la famiglia di Galli, alcuni giorni dopo, pubblicò un contro volantino che diceva “A quelli che hanno ucciso mio marito e nostro padre. Abbiamo letto il vostro volantino: non l'abbiamo capito. Sentiamo ugualmente il dovere di scrivere queste righe, anche perché altri possano leggerle. Capiamo solo che il 19 marzo avete fatto di Guido un eroe e lui non avrebbe mai voluto esserlo, in alcun modo: voleva solo continuare a lavorare nell'anonimato, umilmente e onestamente come sempre ha fatto. Avete semplicemente annientato il suo corpo, ma non riuscirete mai a distruggere quello che ha oramai dato per il lavoro, la famiglia, la società. La luce del suo spirito brillerà sempre annientando le tenebre nelle quali vi dibattete”.
Ed è in queste parole che si può leggere il vero messaggio della vita di Guido Galli, che non fu solo un magistrato esperto e capace, ma anche il padre tenero e affettuoso di quattro figli Alessandra, Carla, Giuseppe e Paolo, oltre ad aver adottato Riccardo, il figlio della sorella della moglie Bianca, dopo la morte dei genitori in un incidente nel 1971.
Grande appassionato di disegno, Guido amava disegnare campi di battaglia con gli eserciti schierati di tutto punto, con le armi e le divise elaboratissime in ogni dettaglio, anche il più piccolo.
Quando arrivava l’estate, tutta la famiglia Galli partiva per le montagne con il camper e lì Guido si divertiva a scalare o a sciare con i figli e la moglie, mentre la domenica pomeriggio il magistrato si riuniva con i figli per vedere la registrazione su Raidue della partita del campionato.
Anche se a volte c’erano delle discussioni tra Guido e i figli, il magistrato fu sempre attento ai desideri dei suoi bambini, tanto che, durante i suoi viaggi, amava comprare gli arretrati di Topolino per i più piccoli.
L’ultima volta che i ragazzi Galli videro il padre fu proprio al pranzo di quel fatale 19 marzo, quando il magistrato assaggiò la torta che la moglie aveva comprato per il compleanno della madre e del figlio del giudice.
Ai funerali di Galli, oggi sepolto nel cimitero del piccolo borgo di Piazzolo, il suo amico e collega Mario Corbetta disse commosso “Ci sembra che da oggi tante cose belle abbiano cambiato nome. Da oggi sarà come se si chiamasse Guido il candore delle nevi. Da oggi sarà come se si chiamasse Guido il verde tenero dei prati, Guido il sole timido di questa primavera e quello di tutte le primavere che verranno, e gli occhi dei bambini e il sorriso della buona gente.”.
Oggi le figlie Carla e Alessandra, che lavorano come magistrato, continuano con il fratello Giuseppe a mantenere vivo il ricordo del padre, mentre all’ingresso dell’aula 309 dell’Università Statale di Milano è affissa una targa con incise queste parole “Il 19 marzo 1980 Guido Galli, magistrato e docente, fu qui assassinato dai nemici della libertà. La sua lezione continua, più ferma, più alta”.