Il Pavese tra le due guerre: L’Idroscalo di Pavia
Uno dei simboli, del tutto dimenticato, della Pavia degli anni Trenta, che si trova nella zona che costeggia il grande fiume del Pavese, il Ticino….
L'idroscalo di Pavia, situato sul Ticino, alla confluenza con il Naviglio, nell'attuale Lungoticino Sforza, nelle vicinanze del baluardo del Tiro a Segno, risalente al 1862 e demolita nel 1928, è una struttura in cemento armato su palafitte, divisa in tre parti principali e capace di contenere 4 idrovolanti, che venivano issati e calati nel fiume attraverso uno scivolo, servito da verricelli elettrici.
Sulla parete ovest furono realizzati in due piani gli alloggi per il personale, un'officina per la manutenzione e riparazione degli idrovolanti, una stazione radiotelegrafica per assicurare l'assistenza in volo, un magazzino, un ufficio, una sala d'aspetto, un bar e alcuni spogliatoi.
La storia dell’Idroscalo comincia nel 1925 quando la Società Italiana Servizi Aerei, nota con l'acronimo SISA, chiese al Genio Civile la concessione per la costruzione dell'idroscalo in Pavia, individuata come scalo del volo da Trieste a Torino.
Nell'ottobre dello stesso anno il lavoro fu appaltato alla ditta Pietro Borini di Torino, specializzata nella realizzazione di aeroporti e il direttore dei lavori fu individuato in Carlo Villa.
La spesa preventivata, stimata in 650.000 lire, al termine dei lavori fu leggermente superata, costando la struttura circa 975.000 lire.
Il progetto dell'aeroscalo era del giovane architetto istriano Giuseppe Pagano Pogatschnig, laureatosi al Politecnico di Torino nel 1924, molto attivo nel capoluogo piemontese, infatti negli stessi anni fu realizzato a Torino, sulle rive del Po, nel parco del Valentino, un idroscalo con struttura analoga a quella pavese su palafitte.
La cerimonia d'inaugurazione dell'aerostazione presso lo scalo di Pavia, sebbene non ancora ultimata, infatti bisognerà attendere l'inizio del 1930 per vedere conclusa la struttura, avvenne, con con grande solennità, il 1 aprile 1926 alla presenza di Benito Mussolini e vi fu impiegato un velivolo CANT 10, condotto dal pilota Pascaletto.
Dal 1926 ebbe inizio il collegamento aereo della Linea Aerea Nazionale 1, della SISA, Trieste, Venezia, Pavia, Torino, dove il percorso da Trieste a Torino veniva coperto in 3 ore e mezzo di volo).
Solitamente dopo la partenza da Torino, l’idrovolante faceva tappa a Pavia, per poi ripartire per Venezia e poi arrivare a Trieste per tornare il giorno dopo a Torino.
Fermarsi a Pavia era necessario per effettuare il rifornimento del carburante ed eseguire alcune verifiche tecniche, mentre ai passeggeri era permesso riposarsi grazie ad un delizioso ristorante ed a un’ampia sala d’aspetto. Inoltre venivano offerte coperte e borse dell’acqua calda, oltre a tappi d’ovatta, per proteggere i passeggeri dal rumore del motore che si trovava al di sopra delle loro teste.
Fino alla fine degli anni Venti la tappa di Pavia fu importante per la comunicazione della maggior parte della Lombardia, tanto che persino Milano vi si collegò con alcune autocorriere.
Dal 1929 la struttura iniziò ad essere usata dall'Aero Club cittadino ed anche per eventi mondani e ricreativi, balli, feste, tè danzanti e nel 1933 la linea aerea fu definitivamente soppressa, soprattutto per la nascita di aeroporti più moderni, come Malpensa.
Dopo un breve periodo in cui tra gli anni Cinquanta e Sessanta in cui ospitò varie attrezzature oltre a draghe e rimorchiatori che operavano sul Ticino, oggi l’Idroscalo versa in gravi condizioni di degrado e abbandono totali, nonostante negli ultimi anni ci siano stati alcuni progetti di recupero, tutti falliti miseramente.