Skip to main content

Il Pavese tra le due guerre: le segnatrici o guaritrici di campagna

  • Paola Montonati

le segnatureLe guaritrici di campagna con le loro formule e gesti sacri erano molto diffuse nella Lomellina tra le due guerre, con i loro strani e misteriosi riti in aiuto di intere famiglie di contadini locali.

Il metodo usato da queste donne erano le segnature, un antico rito di cura praticato nelle campagne di tutta Italia che, pur nascendo nel contesto di una civiltà contadina oggi  quasi tramontata, in alcune zone della Lombardia e dell’Emilia Romagna vede molte donne attive in questa antica arte.

In passato ci si affidava a queste guaritrici di campagna per essere curati in seguito a cadute, Herpes zoster, bruciature o storte. Inoltre le segnature erano usate anche per ritrovare le cose perdute, calmare le tempeste o gli incendi, eliminare la paura e soprattutto per scacciare il malocchio.

Fino agli anni Cinquanta, in tutte le famiglie contadine almeno una donna conosceva uno dei tanti rituali per togliere il malocchio, spesso utilizzato per curare diversi disturbi, fra cui mal di testa, capogiri, difficoltà a dormire, nervosismo, esaurimento fisico e psicologico oppure malesseri di origine non ben precisata.

La procedura adottata dal segnatore per curare il problema del paziente,  consisteva in alcuni segni fatti con la mano o con alcuni oggetti specifici sulla parte del corpo interessata dal problema, associati ad alcune formule, in genere, ma non sempre,  di carattere cristiano, specifiche per le varie affezioni.

Solitamente la segnatura riguardava  sia esseri umani che animali ed era eseguita per affezioni leggere o malattie non gravi, ma venne col tempo  usata anche per problemi di natura più psichica, negli animali si segnavano generalmente il malocchio, le verruche, soprattutto alle mammelle, e la mastite o mammite come è nota localmente, dove si usava più o meno la stessa pratica usata per gli umani, ma senza formule.

La segnatura poteva anche riguardare un terreno coltivato che si cercava di liberare dai parassiti delle coltivazioni poco prima della semina e del raccolto dei campi.                        

Generalmente si faceva solo una segnatura, oppure due se il paziente cominciava a guarire, a volte invece se ne tenevano parecchie senza un numero determinato e altre volte erano  tre, al mattino, al pomeriggio e alla sera, oppure in tre giorni diversi.

La segnatura poteva essere fatta anche a distanza di alcuni chilometri, sia per uomini che per animali, se si conosce il nome del paziente o se ne ha una foto o un indumento e  qualcuno lo faceva  anche per telefono, poggiando la cornetta dell’apparecchio sulla parte colpita, mentre  altri segnavano a distanza praticando su una persona e facendo il nome del vero malato.

All’interno della comunità contadina questo sapere venne per anni  tramandato fra consanguinei, per esempio da nonna a nipote, madre e figlia, o da suocera a nuora, ma le formule non si potevano tramandare a chiunque perché il segnatore perdeva  i suoi  poteri per un anno, insieme a chi gliele ha insegnate e a chi le ha apprese da lui.

Il passaggio di consegne avveniva per via orale in una serie di momenti particolari dell’anno, come  la notte di Natale, la notte prima dell’Epifania e il 24 giugno a San Giovanni.

Nella società attuale le segnature sembrano una superstizione ormai superata, eppure quelle donne guaritrici non sono mai scomparse del tutto grazie all’efficacia nel contesto psicosomatico dei loro riti suggestivi e convivono senza conflitti con la società tecnologica e rivolta verso il futuro del terzo millennio.

Pin It