Il monastero di Santa Maria in Galilea a Lomello
Un luogo oggi scomparso della Lomellina, nel cuore delle terre dei Longobardi, dei Visconti e dei Savoia…
Il Monastero di Santa Maria in Galilea delle Suore Benedettine della Congregazione Vallombrosana a Lomello è nominato per la prima volta il 19 novembre 1375 in una pergamena dell'Archivio di Stato di Milano, nella quale si racconta del possesso di varie terre, edifici e giurisdizioni che quel monastero aveva da tempo.
Nel 1463 avvenne nel convento un fatto sconvolgente, vi fu rinvenuta cadavere, dentro la peschiera, la madre badessa.
Si parlò di disgrazia, di delitto, o di suicidio e un certo frate Nigro fu fatto arrestare dal Podestà di Lomello, che scrisse immediatamente al duca di Milano, Francesco Sforza.
Questi, a sua volta, informò il Vescovo Corrado di Terracina, vicario del Cardinale Piccolomini di Pavia, invocando l'intervento dell'autorità ecclesiastica, affinché disponesse, sotto buona scorta, il trasferimento dalle carceri di Lomello del frate Nigro, e provvedesse a fare giustizia.
Il Duca in un post scriptum alla lettera, raccomandava che la nuova badessa fosse la nobildonna Elena di Sannazzaro.
Le terre del monastero avevano un orto, il giardino, la peschiera e una vigna.
La chiesa era antichissima e fu rifatta nel 1417 dall'abate Eliseo Confalonieri, con una struttura dal modello rinascimentale.
Altri beni, nel Pavese e non solo, vennero acquistati nei secoli dal monastero tra i quali quelli avuti in eredità dal Prevosto della Collegiata di Santa Maria Maggiore, Giovanni Battista Grandi.
Il 24 aprile 1730 ci fu il cambio di un podere con la Confraternita del Santo Rosario di Galliavola e il 21 marzo 1754 venne comperato un terreno con i denari della suora Maria Leardi, la quale otteneva, grazie alla rendita annua del podere, il permesso di introdurre in convento l'usanza di tenere accesa, di notte, la lampada nel dormitorio.
Le notizie prese dagli Archivi di Stato di Milano, Torino e Pavia dimostrano che il convento possedeva beni anche a Mede, Ottobiano, Pavia, Semiana, Breme, Galliavola e in altri Comuni limitrofi.
Molte le liti nelle quali il monastero si trovò immischiato nella sua lunga esistenza, come quella nel XV secolo insorta tra la badessa del complesso e il nobile Galeazzo di Grumello per il possesso di Buxiana, una piccola località nelle vicinanze di Lomello, occupata dal Grumello.
Il 6 luglio 1805 il monastero fu unito a quello di Sant’Agata di Lomello, con lo scopo di salvarlo dalla soppressione, che era stata decretata dalle leggi napoleoniche.
Il monastero fu soppresso però nel 1810 e chiuso il 3 giugno dello stesso anno tra le lacrime delle monache.
La soppressione pose fine a una vita millenaria, nella quale si alternarono, come per il monastero di Sant'Agata, virtù eroiche, grandezze, lotte, delusioni e dove molti poveri trovarono sempre un'accoglienza calorosa e il pane per sfamarsi.