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I cercatori d oro del Pavese

  • Paola Montonati

 

cercatori oro pavese 1Da sempre i fiumi del Pavese sono stati al centro di una continua ricerca dell’oro che vi si trova tra le pietre e la terra del fondale sabbioso.

Infatti nel Ticino, come pure nei fiumi piemontesi e di parte della Lombardia, è stato calcolato che le turbinose correnti fluviali trasportano ogni giorno circa 5.000 – 10.000 euro d’oro sotto forma di pagliuzze dorate e  che setacciando una tonnellata di sabbia se ne ricavano  mediamente dai cinque ai dieci grammi.

Fin dall’alto Medioevo il diritto sulle sabbie aurifere del Ticino è appartenuto all’Imperatore e dopo l’anno Mille divenne il perno di numerose concessioni ai privati e di regalie dovute a vari debiti di riconoscenza.

Con il Rinascimento questo diritto arrivò nelle mani del Collegio dei Mercanti di Pavia, che acquistò dalle famiglie patrizie Orio e Strada i vari ghiaietti da Vigevano fino al Po per cercare di trovare qualche oncia d’oro e utilizzando come mano d’opera gli auri levatores, legati da un giuramento a vendere ciò che trovavano alla Camera Regia o ai magistrati della moneta.

Per tutti quelli che si macchiavano di falsificazione o frode la pena era molto severa, mentre i falsari venivano fatti salire presso la pietra del vituperio davanti al Broletto, altri venivano legati a una colonna del Broletto, dove venivano fatti frustrare su ordine del Bargello.

cercatori oro pavese 2Ancora oggi continua la ricerca dell’oro sul fondo del Ticino, condotta da cercatori d’oro che vi si dedicano più per hobby che per amore del denaro. Essenzialmente gli strumenti del buon cercatore d’oro sono pochi ma fondamentali, tra cui spicca la classica padella, detta in dialetto lombardo “batea” che veniva utilizzata con una particolare tecnica in cui dopo aver prelevato la sabbia dal fiume tramite un lento movimento circolare la si setacciava a pelo d’acqua, ottenendo alla fine un residuo scuro e pesante in cui potrebbero  esserci le pagliuzze aurifere.

Una tecnica alternativa è quella dell’incanalamento, in cui, tramite alcune pile di sassi, è possibile far confluire parte della corrente del fiume, dove viene posizionata un’asse di legno che permette la selezione e il lavaggio dei vari depositi collocati dal cercatore, che alla fine può distinguere quelli contenenti l’oro depositati nelle varie scanalature.

Quando il lavoro è finito, le selezioni saranno messe ad asciugare su un telo, per poi essere passate al vaglio con una calamita, che verificherà l’effettiva presenza d’oro. 

 

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