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Giuliano Ravizza: il re delle pellicce

  • Paola Montonati

ravizza 1Dal successo degli anni Settanta al sequestro degli anni Ottanta, la parabola umana e creativa di Giuliano Ravizza, l’ideatore del marchio Annabella.

Primogenito di Gildo, che non era solo un famoso sarto, ma anche lo stimato proprietario di cinque negozi di abbigliamento frequentati dalle famiglie bene di Pavia, Giuliano Ravizza nacque nel 1926.

Inizialmente il giovane Giuliano non sembrava affatto interessato a continuare l’attività paterna, tanto che si laureò in medicina e dopo poco tempo divenne uno dei medici più stimati di Pavia, anche se di tanto in tanto aiutava il padre nel lavoro in azienda.

Nel 1965 Gildo Ravizza morì per un attacco cardiaco, lasciando la sua azienda nelle mani del figlio, che prese la difficile decisione di lasciare il mondo della medicina per impegnarsi al massimo nel campo della moda.

In pochi anni Giuliano chiuse quattro del negozi paterni e decise di puntare su Annabella, che si trovava nel centro della città, a pochi passi dal Broletto, trasformandola da semplice  boutique  in una raffinata pellicceria per l’alta borghesia di Pavia.

Con Ravizza la pellicceria italiana fece il salto di qualità, diventando non solo qualcosa per pochi privilegiati, ma uno dei capi più prestigiosi da indossare quasi ogni giorno.

Il successo fu immediato, tanto che Annabella divenne il primo caso di prét a porter nella moda italiana, mentre Ravizza, con una strategia allora rivoluzionaria, iniziò a pubblicare sui giornali dell’epoca non solo i capi della sua azienda, ma anche i loro prezzi, consentendo alla donne di sapere quanto denaro serviva per  comperare la pelliccia.

Negli anni Settanta Pavia diventò la “capitale delle pellicce”, mentre Ravizza continuò con le sue idee nuove ed originali, come gli spot con attori del calibro di Alain Delon e Monica Bellucci e la collaborazione con l’amico Mike Bongiorno, che per anni sarà testimonial del marchio Annabella.

Inoltre Ravizza fu molto attivo nel mondo del calcio e della pallacanestro locale, nei quali  raggiunse notevoli successi.

ravizzaMa la vita dell’imprenditore subì una drammatica svolta la sera del 24 settembre 1981, quando mentre stava rientrando dal bar di Piazza Minerva dopo il lavoro, venne rapito da un commando di mafiosi appartenenti all’Anonima Sequestri calabrese.

Per tutta la notte si sentì la voce di un ragazzino che andando in bicicletta comunicò ai pavesi la notizia con queste parole “Hanno rapito Ravizza!”.

Dopo una estenuante trattativa con i rapitori, che durò  tre lunghi mesi, l’imprenditore venne liberato la notte di Natale.

La terribile esperienza segnò per sempre Ravizza, che nel 1990 scrisse un libro “Dentro la vita” in cui raccontava la vicenda del suo rapimento, devolvendone il ricavato delle vendite ai figli dei carcerati.

In quello stesso anno l’imprenditore scoprì di avere un tumore ai polmoni, ma decise di non arrendersi e di combattere la malattia con tutte le sue forze.

Purtroppo fu tutto inutile e il 9 ottobre del 1992, quasi due anni dopo, Giuliano Ravizza morì nella sua amata Pavia, lasciando tutto nelle mani dei figli Riccardo, Simonetta e Ruggero, che ancora oggi proseguono l’attività di famiglia.

Alla sua memoria sono intitolati il Palazzo dello sport, oggi Palaravizza, l’omonimo trofeo di basket e il Giardino Giuliano Ravizza, donato dai figli dell’imprenditore nel decimo anniversario della sua scomparsa. 

 

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