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Gino Pollacci, ideatore del tè bianco

  • Paola Montonati

pollacci foto paolaUno scienziato e botanico che visse nella Pavia del primo Novecento…

Gino Pollacci nacque a Pavia il 23 maggio 1872, primogenito di Egidio, professore di chimica farmaceutica e tossicologica nell’Ateneo pavese.

Si laureò all’Università di Pavia in scienze naturali nel 1893 e divenne, nell’Istituto botanico diretto da Giovanni Briosi, assistente straordinario e poi primo assistente.

Nel 1903 conseguì la libera docenza in botanica generale, nel 1910 fu nominato aiuto, poi preparatore nell’annesso laboratorio crittogamico nel 1913.

A Pavia dal 1915 al 1920 collaborò con Eva Mameli Calvino, con la quale mantenne rapporti scientifici ed epistolari.

Gino nel 1915 si arruolò come volontario nel 5° Reggimento alpini e combatté, il 12 e 13 agosto 1918, per la presa della cima del San Matteo, e fu congedato nel 1919 con due croci al valore e una medaglia di bronzo.

Nel 1920 vinse il concorso per la cattedra universitaria di botanica e divenne professore straordinario all’Università di Sassari, un anno dopo fu chiamato alla cattedra di botanica della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Siena ed ebbe la direzione della Scuola di farmacia dal 1924 al 1926 e dell’Orto botanico.

I contatti con l’Università di Pavia lo videro nel 1927 chiamato nella sua città come professore di botanica e direttore dell’Istituto botanico e del laboratorio crittogamico.

Preside della facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali dal 1937, nel 1942 fu congedato per raggiunti limiti di età e fu decorato con la stella d’oro al merito della scuola e nominato professore emerito.

Dopo il suo collocamento a riposo colleghi e amici di Pavia e di altre sedi raccolsero 100.000 lire, che il professore destinò all’istituzione del premio Pollacci, assegnato ogni anno a un lavoro compiuto presso l’Istituto botanico pavese.

L’attività scientifica di Pollacci lo vide concentrarsi sul mantenimento e la coltivazione in Italia di piante officinali esotiche.

I primi studi sulle piante officinali riguardarono la Abrus precatorius e il tè, sul quale lavorò fino agli anni Quaranta, e s’interessò ad acclimatazione e coltivazione in Italia dell’albero della canfora.

Gino indagò Digitalis lanata e Hydrastis canadensis come piante officinali sfruttabili in Italia e lavorò, su Echinacea purpurea ed E. angustifolia, Leonurus cardiaca, L. sibiricus, L. marrubiastrum, papavero da oppio, zafferano, Podophyllum peltatum e Lobelia inflata. 

Ricevette nel 1939, con il chimico Mario Gallotti, il primo premio del ministero dell’Interno per il miglior contributo agli studi sui surrogati del the asiatico ed ebbe, con Pietro Mascherpa, cattedratico di farmacologia, la Medaglia d’Argento del Ministero dell’Agricoltura e foreste per l’efficace attività svolta nello studio e nello sfruttamento delle piante officinali.

Il professore inviò a Mussolini, che in seguito espresse il suo gradimento, un assaggio del tè italiano, prodotto dalla Camellia sinensis Ticinensis, selezionata e acclimatata a Pavia.

Gino Pollacci morì a Loano, in provincia di Savona, il 21 ottobre 1963.

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