Paolo Gorini, un genio matematico a Pavia
Un uomo che fu fondamentale nella storia della Pavia del secondo Ottocento…
Paolo Giuseppe Antonio Enrico Gorini nacque a Pavia, il 28 gennaio 1813, da Giovanni Gorini, docente universitario di materie matematiche nell’Ateneo pavese, e di Martina Pelloli, di origini lodigiane.
Rimasto orfano del padre nel 1825, Paolo terminò gli studi grazie all'aiuto di alcuni suoi illustri colleghi, fra i quali il professore Alberto Gabba del Liceo di Brescia, e arrivò a Lodi nel 1834 per assumere la cattedra di Scienze Naturali e Fisica del Liceo Comunale, dopo aver partecipato al concorso indetto dal Municipio.
Nello stesso periodo, Gorini entrò in contatto con Carlo Cattaneo, Giuseppe Garibaldi, Agostino Bertani e Maria Cristina Trivulzio di Belgioioso e questo lo condusse alla proposta, presso il Comitato Segreto Rivoluzionario costituitosi a Lodi nel 1848, di un nuovo piano di attacco contro gli Asburgo.
Le dimostrazioni divulgative di vulcanologia, attraverso i modelli artificiali degli anni Sessanta e Settanta del XIX secolo, videro Gorini protagonista presso alcune celebri Accademie, come l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, alla presenza di personaggi come Alessandro Manzoni.
Nel 1857, quando il Liceo Comunale di Lodi divenne Imperiale, Gorini, quarantatreenne, chiese e ottenne il pensionamento, per dedicarsi con ancora più energie ai suoi esperimenti e questi lo avrebbero condotto non solo alla richiesta da parte del governo italiano, nel 1865, di redigere un accurato studio sulle caratteristiche dei vulcani in Italia e sulla loro eventuale pericolosità, ma anche al tentativo di conservazione delle spoglie di Giuseppe Mazzini, scomparso nel 1872 a Pisa.
Si deve soprattutto alla conservazione delle spoglie di Mazzini la fama nazionale e internazionale di cui poté godere Gorini, anche se l’esperimento di mineralizzazione dei tessuti non ebbe risultati eccellenti sul corpo dell’esule.
Agostino Bertani e Adriano Lemmi però non persero l’occasione per celebrare pubblicamente la tecnica di Gorini, anche il corpo, non perfettamente conservato, fu una tanatoprassi celebrativa del re del Risorgimento attraverso una formula chimica di un miracolo scientifico r tecnologico.
Dopo avere conservato, ma con successo, la salma del romanziere Giuseppe Rovani, morto a Milano nel 1874, Paolo Gorini si dedicò al tema della cremazione incoraggiato dall'amico Pini, che permetteva di salvare il corpo dalla corruzione.
In seguito ad anni di studi e tentativi Gorini giunse alla progettazione e poco dopo alla costruzione di un forno crematorio molto innovativo e primo in Italia per efficienza e funzionalità al cimitero di Riolo, dove venne poi cremato subito dopo la sua morte, avvenuta il 13 febbraio 1881.