Gerolamo Fossati da Pavia alla Grande Guerra
Nell’anno che ricorda l’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale ricordiamo la figura di un ragazzo pavese che, dal lavoro nei campi, trovò la morte nelle trincee delle Dolomiti.
Nato a Verretto, in provincia di Pavia, il 9 marzo del 1893, Gerolamo Fossati era il terzogenito di una famiglia di contadini, e aiutava nella conduzione della proprietà terriera, dove vivevano.
Dopo essersi arruolato nell’8° Reggimento Bersaglieri, Gerolamo fu assegnato alla sezione mitragliatrici Fiat del 12° Battaglione di stanza a Verona, che il 24 maggio del 1915, con la dichiarazione di guerra dell’ Italia all’Austria - Ungheria, venne trasferito a Cadore sul fronte dolomitico.
In una delle sue lettere ai genitori Fossati dice “Non è un dovere santo? Non sono qua io per difendere voi? Per difendere il nostro Paese? Non è questo un momento di sacrificio per tutti?” come a difendere l’idea di una guerra lampo, concetto che era stato diffuso dai governanti dei paesi coinvolti.
Anche se sorelle, fratelli, mamma, papà e zii gli chiesero più volte di trovare un modo per essere congedato, Gerolamo disse “Voi vorreste che io cerchi di allontanarmi da qui dove invece dovrebbero accorrere tutti coloro che sono capaci di manovrare un fucile? E perché avete in mente che la guerra durerà un altro inverno? Questo no! State certi che finirà quest’anno; sì, state certi”.
Per un anno Gerolamo Fossati rimase sulle Dolomiti, scrivendo tutti i giorni alla sua famiglia e ricordando che soffriva il freddo pungente delle montagne dicendo “Il freddo quassù ha fatto molto progresso e non so come facciamo a resistere, è proprio come ha detto un veneto: la nostra péle se l’è dura” e pensava sempre alla sua casa “Chissà quanta frutta che c’è lì, ma io quest’anno non vedo altro che monti, piante e pallottole di ogni qualità”.
Fossati nel maggio del 1916 divenne Sergente, ma disse ai genitori che “Se potessi venire a casa! Mi sento una forza da leone, quanto lavoro vorrei fare. Ma pazienza! Ora potrò accettare anche di stare qui. Non aspettavo altro che questo grado per potervi aiutare. Quel poco che prendo sarà vostro”.
Mentre la nostalgia di casa era sempre più evidente, Gerolamo in una lettera dell’autunno del 1916 disse “Pensate alla salute e null’altro. Non datevi pensiero per me che sto benissimo, sopporto con rassegnazione i molteplici disagi, pronto a qualunque sacrificio” come se fosse rassegnato al suo destino.
E il 6 ottobre Gerolamo Fossati fu colpito da una granata alla testa, al tronco e agli arti, morendo subito dopo per le ferite riportate.
Il corpo del giovane contadino pavese venne sepolto sul monte Forame, poi nel 1920 venne condotto nel cimitero militare Eroi del Cadore di Fiàmes e infine nel 1936 deposto nel sacrario militare di Pocol di Cortina d’Ampezzo.