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Da Sant’Antonio a San Biagio la fine dell’inverno

  • Paola Montonati

abate 1Nel cuore dell’inverno tornano antiche tradizioni oggi sono quasi dimenticate, legate alle figure di tre santi sono vissuti nel III secolo d. C, poco prima della caduta dell’Impero Romano.

Sant’Antonio Abate

Nato in Egitto alla fine del III secolo d. C., Antonio rimase orfano in tenera età e venne allevato da alcuni frati della zona.

Un giorno, dopo aver ascoltato un brano del Vangelo di Matteo sull’addio ai piaceri del mondo, decise di lasciare tutto e di farsi eremita nel deserto egiziano.

In pochi anni il giovane asceta conquistò, con la sua dialettica e il suo carisma, molti giovani arabi, con i quali fondò l’ordine degli Antoniniani.

Dopo la morte di Antonio, ormai centenario, i suoi seguaci si diffusero prima in Francia e da lì in tutta Europa.

Molte sono le tradizioni legate al santo egiziano e alla sua festa, che si festeggia il 17 gennaio, tra queste la più nota è il falò di Sant’Antonio, che rievoca l’impresa del santo contro i demoni dell’inferno, oltre ormai  a essere uno dei simboli della fine dell’inverno.

abate 2San Sebastiano

Secondo la leggenda, Sebastiano era uno dei soldati più fedeli dell’imperatore Diocleziano, sempre pronto a fare quello che doveva per difendere l’impero romano.

Ma il giovane soldato era anche un cristiano, che faceva di tutto per aiutare e confortare i prigionieri nelle catacombe di Roma.

Quando il segreto di Sebastiano venne scoperto, l’imperatore lo fece legare a un albero, dove gli arcieri della guardia scelta dell’impero lo trafissero di frecce. 

Il corpo del giovane martire venne buttato nel fiume Tevere, ma in seguito fu ritrovato da alcuni cristiani e venne sepolto nelle catacombe sotto l’attuale Citta del Vaticano.

Da sempre il giorno della festa di San Sebastiano, che cade il 20 gennaio, si dice che “San Sebastiano ha la viola in man” cioè il clima della giornata tende a essere quasi primaverile, come a simboleggiare la fine imminente dell’inverno.

 

abate 3San Biagio

Vescovo di una piccola comunità cristiana dell’Armenia, Biagio venne giustiziato negli ultimi anni dell’impero di Diocleziano, quasi alla fine delle persecuzioni cristiane.

Secondo la leggenda, prima della sua esecuzione, il santo ricevette la visita di una donna che gli chiese di aiutare il figlio, in punto di morte per aver ingoiato accidentalmente una lisca di pesce.

Il miracolo avvenne, e da allora ogni 3 febbraio, data in cui si celebra la festa del santo, in tutte le chiese si benedice la gola dei bambini tramite l’impostazione di due candele incrociate.

Ma non sono solo queste le uniche tradizioni legate a San Biagio, infatti si dice che se piove l’inverno è alla fine, ma se tira vento vuol dire che continuerà ancora a lungo, mentre alla fine del pranzo del 3 febbraio si mangia come segno di buon augurio una fetta del panettone natalizio, conservata proprio in attesa di quel giorno.  

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